[Figura 1] Italian painting and sculptures, 1300-1800, in Italian masters lent by the royal Italian government, January to March, 1940, New York, Museum of Modern Art
Un blog per un progetto
Le borse di alti studi sull’Età e la Cultura del Barocco hanno sempre portato a esiti scientifici di alto livello, tradotti nelle monografie della collana ASCEB.
La ricerca però non è solo il risultato finale, è anche il percorso che porta a tale risultato e che merita di essere raccontato per dare dimensione dello sforzo, della curiosità intellettuale e dell’entusiasmo che dietro vi si cela.
Allora perché non raccontare il work in progress, il processo e il senso delle ricerche, riflessioni, spunti, e magari anche divagazioni, che sostengono, gravitano e crescono attorno al progetto Quale Barocco?
Con Barocca-mente vogliamo fare proprio questo: sperimentiamo il format del blog per restituire alla nostra comunità di riferimento così come al pubblico interessato le tappe di crescita della ricerca e per svelare il laboratorio di idee e obiettivi che nutrono Quale Barocco.
Quale Barocco?
di Maria Beatrice Failla
Il 27 gennaio 1940, un sabato mattina, il Daily News dedicava due colonne della rubrica eventi e spettacoli di Manhattan alla lunga fila di taxi che la sera prima avevano depositato sulla cinquantatreesima una moltitudine di eleganti visitatori in abito da sera per la première della mostra sui capolavori dell’arte italiana allestita al Museum of Modern Art.
Dopo un itinerario che si era snodato da San Francisco a Chicago, le opere inviate dal governo Mussolini desideroso di colmare il tonfo di immagine dell’Italia fascista che con il rafforzamento dell’asse Roma-Berlino e la promulgazione delle leggi razziali si addentrava in una delle pagine più nere della sua storia, erano approdate a New York. Le scortavano due giovani storici dell’arte, Cesare Brandi e Giulio Carlo Argan, che per giorni avevano collaborato con il direttore Alfred H. Barr per predisporre una presentazione che valorizzasse, anche grazie alla ben calibrata illuminazione artificiale del museo progettato da Frank Lloyd Wright solo dieci anni prima, le singole opere in un inedito collegamento tra antico e moderno. “La presentazione moderna in ambiente modernissimo di capolavori antichi ha costituito una grande novità anche per New York”, racconterà in seguito Cesare Brandi.
Più che l’essenziale rinfresco alla “food and wine society” e la visita a sorpresa di una Greta Garbo talmente infagottata da non essere notata dallo staff del museo, l’attenzione del cronista è concentrata sulla presenza di un’urna dove i visitatori erano chiamati a depositare il voto per i loro capolavori prediletti. La Venere di Botticelli è in cima alle quotazioni, ma verrà scalzata a sorpresa da Tiziano, la cui severa compostezza del Ritratto di Paolo III di Capodimonte intriga forse maggiormente il pubblico americano.
Oggi ci stupiremmo di quanto il Ragazzo morso dal ramarro di Caravaggio dalla collezione personale di Roberto Longhi potesse passare quasi inosservato in una mostra, ma agli esordi degli anni Quaranta, nella percezione degli studiosi e del grande pubblico, il 600 è ancora un secolo nel cono d’ombra del Rinascimento.
Nel catalogo della mostra Alfred H. Barr dedicava una delle sue celebri mappe concettuali alle concatenazioni e alle derivazioni stilistiche della pittura italiana (fig. 1). Nello schema, assiepato di occorrenze per la pittura del Rinascimento, i nomi di Orazio Gentileschi, Gian Lorenzo Bernini, Caravaggio, Guercino e Bernardo Cavallino orbitano diradati in uno spazio vuoto che si estende fino a Tiepolo.
Riempire lo spazio dedicato all’età del Barocco, che via via nel corso del Novecento si popola di artisti maggiormente conosciuti, di scelte di collezionisti che assiepano le sale d’asta e saturano le sale dei musei è lo scopo di questo progetto, che la Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo ha inaugurato nel 2021.
Su cosa si appoggiano i nostri studi e la nostra concezione critica del Barocco? Da dove sgorga il nostro immaginario visivo sulla cultura figurativa del Sei e del Settecento? Cosa induce ad assicurare previsioni di successo per qualsiasi manifestazione espositiva, reale o virtuale, si concentri oggi su queste cronologie?
Variare l’angolazione prospettica dei luoghi e delle latitudini, quella dell’orizzonte visivo del museo e dell’osservatorio vivace e ricettivo delle collezioni americane a partire dagli anni Venti del secolo passato, può restituire forse qualche riflessione in più per rispondere a questi quesiti.
Per farlo abbiamo scelto di intraprendere una via che si avventurasse anche sui sentieri più aperti della divulgazione: questo blog vuole essere un esperimento di comunicazione della nostra ricerca, dei suoi luoghi e dei suoi protagonisti.
La denominazione del progetto, che racchiude in sé tanti interrogativi diversi, è un omaggio alla mente inquieta di Sandra Pinto, che è stata una delle più avvertite museologhe del nostro tempo, nell’auspicio che possa costituire una stella polare per le nostre ricerche.
El Barroco del VI conde de Monterrey
Beatriz Calvo, terminata l’esperienza da borsista, racconta la sua ricerca sulla collezione del VI conte de Monterrey: il Seicento e il Novecento si intrecciano sullo sfondo dei grandi avvenimenti politici che hanno segnato la Spagna del XX secolo.
Landascape drawings: un’alterna fortuna
Questa settimana Barocca-mente propone un post di Giulia Iseppi in cui racconta alcuni episodi che hanno segnato la fortuna del disegno di paesaggio barocco in America nel corso del Novecento. Iniziando con i disegni dei pittori bolognesi del Seicento, narra la storia di chi, per primo, ha amato questo genere di collezionismo.
Dal monastero alla mostra
Perché nella primavera del 1964 cinque dipinti di Zurbarán furono trasportati dal Real Monasterio de Nuestra Señora de Guadalupe a Madrid? Lo scopriamo con il post di questa settimana di Barocca-mente
Quale scultura nelle “Mostre delle Civiltà” a Napoli?
Questa settimana, per Barocca-mente, Vincenzo Sorrentino approfondisce due mostre napoletane degli anni Ottanta – Civiltà del Settecento a Napoli e Civiltà del Seicento a Napoli – e, in particolare, il ruolo che, al loro interno, svolse la scultura.
Algardi, scultore bolognese nella Roma barocca
Barocca-mente dedica un post alla vicenda critica novecentesca di un protagonista della scultura barocca, Alessandro Algardi, bolognese di nascita ma attivo nella Roma di Bernini.
Giorgio Morandi e l’anima delle cose
Paola Setaro, nel post di questa settimana di Barocca-mente, riprende il filo del racconto sulla natura morta inaugurato in uno dei post precedenti e ci conduce nelle delicate rappresentazioni del pittore bolognese Giorgio Morandi (1890 – 1964), intrise di rimandi ai maestri del Seicento.
Cellist and collector. Janos Scholz pioniere del Barocco
Janos Scholz fu uno dei più importanti collezionisti di disegno del Novecento in America. Scopriamo qualcosa in più sulla sua figura e sulla sua influenza nello studio del disegno barocco.
Quale Barocco per Wilhelm Suida?
Terminato il progetto, Ilaria Serati ci racconta la sua ricerca dedicata al determinante contributo portato da Wilhelm Suida alla fortuna del Barocco negli Stati Uniti
Mostre e natura morta: temi e momenti
Il post di questa settimana di Barocca-mente ci farà conoscere meglio alcuni momenti poco noti o, al contrario, celeberrimi del rapporto tra mostre e natura morta.
Otto Kurz, esploratore del Barocco e molto altro
Otto Kurz è stato uno storico dell'arte austriaco che ha contribuito in modo determinante alla riscoperta del Barocco. Barocca-mente ne offre un sintetico medaglione
Tra gloria e memoria: il Casón del Buen Retiro
Riprendiamo dopo la pausa estiva con un post sul madrileno Casón del Buen Retiro, dalla sua creazione come sala da ballo ai tempi di Filippo IV fino al suo utilizzo come spazio espositivo durante gli anni Sessanta del Novecento
Bolognese Baroque Painters
Fra gli anni Cinquanta e Sessanta in America iniziano a comparire le prime mostre dedicate alla diverse scuole regionali. "Baroque Bolognese Painters" inaugura le mostre dedicate ai pittori bolognesi del Seicento.