Ornamento e decorazione (1680-1750)

Ornamento e decorazione. La grammatica degli ordini, la retorica dell’opulenza, la piacevolezza dello sguardo nell’Europa delle Corti.
Tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento l’ornamento e la decorazione assumono una nuova centralità nell’Europa delle Corti.
Le peculiari formulazioni dei diversi centri europei, che rispondono sia ad espressioni artistiche singolari, sia a tendenze di gusto diversificate, si esprimono nella ricerca di un linguaggio che soddisfi la necessità di una rinnovata retorica: rapportando, impiegando e reinventando ordini; stabilendo o sovvertendo le gerarchie tra le forme artistiche; modulando con innovazioni i rapporti tra interni ed esterni; accostandosi con sguardi nuovi e differenziati alle memorie del passato.

Si assiste così all’elaborazione di soggetti e forme caratterizzanti che possono assumere a loro volta lo statuto di modelli con variazioni sui temi tipologici che costruiscono nel loro insieme dei repertori, tanto in architettura, pittura e scultura, quanto nell’ambito delle arti preziose e dell’arredo nella progettazione e nella realizzazione degli ambienti di corte. Questa pregnanza dell’ornamento si manifesta diversamente nella cultura del periodo investendo la rappresentazione della storia, la letteratura, la filosofia, la musica. Le ricerche originali, all’interno della tematica illustrata e della cronologia 1680-1750 o di segmenti significativi della stessa, si muovono in senso sincronico o diacronico in prospettiva comparatistica tra due o più centri geografici o con affondi su territori circoscritti.

Scadenza 24/07/2016 – Bando CHIUSO
Ricerche concluse, in corso di pubblicazione.

Per maggiori informazioni sul testo del bando si rimanda al sito web della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.

Le ricerche sono in corso di pubblicazione nella collana digitale Alti Studi sull’Età e la Cultura del Barocco della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura.

Massimo Colella

Il Barocco sabaudo tra mecenatismo e retorica. Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours e l’Accademia Reale Letteraria di Torino

Tutor: Maria Luisa Doglio

Il volume intende portare alla luce l’identità e la storia di un’istituzione culturale tanto interessante quanto dimenticata, l’Accademia Reale Letteraria di Torino, fondata da Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, reggente dello Stato Sabaudo dal 1675 al 1684. La documentazione ad essa relativa, spesso rara o inedita, rintracciata soprattutto presso la Biblioteca Reale e l’Archivio di Stato di Torino, consente di ricostruirne la genesi e lo sviluppo diacronico, il funzionamento e l’organigramma, le finalità teoriche e le concrete attività, inscritte nel cortocircuito barocco tra retorica e celebrazione, ornamento e utilitas, letteratura e politica.

Il volume è pubblicato nella collana Alti Studi sull’Età e la Cultura del Barocco della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.

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Aurora Laurenti

Disegni e modelli d’ornato per la decorazione intagliata rococò. Da Parigi a Torino, 1730-1750

Tutor: Peter Fuhring

Parigi, 1730-1740 circa: i caratteri della decorazione rococò si delineano negli interni degli Hôtels particulier e nelle stampe ornamentali. Nello stesso periodo, gli appartamenti del Palazzo Reale di Torino sono coinvolti in un esteso programma di rinnovamento che conduce alla creazione di eccezionali ambienti rococò, come il Gabinetto del Segreto Maneggio, il Gabinetto Cinese, il Gabinetto del Pregadio, la Galleria del Daniel. Sia a Parigi che a Torino la decorazione intagliata assume un ruolo fondamentale nella decorazione d’interni, grazie alle specifiche proprietà del legno, adatte ad assecondare quella ricerca di “varieté” richiesta dai committenti e dai teorici. Il ruolo fondamentale dell’intaglio nel rococò è sottolineato nei più importanti trattati d’architettura pubblicati intorno agli anni Trenta, nei quali Jacques-François Blondel, Pierre-Jean Mariette, Charles-Etienne Briseux si concentrano sul “bon goût” della decorazione.

L’importanza dei trattati francesi e dei modelli a stampa nella diffusione del rococò è stata sottolineata più volte. Gli architetti e gli intagliatori piemontesi conoscevano le stampe francesi dedicate alle arti decorative, come confermano diverse fonti. Ma quali tipi di pubblicazioni erano disponibili sul mercato? Come venivano utilizzati i modelli a stampa nel lavoro dei disegnatori e dei professionisti? E infine, quale fu l’impatto dei modelli francesi nella decorazione piemontese?

Durante i primi decenni del XVIII secolo erano disponibili tavole che riproducevano interni di ambienti aristocratici esistenti e suites illustranti arredi; venivano editi modelli per “cheminées”, in relazione alla crescente importanza degli specchi; inoltre, i trattati di architettura fornivano diversi esempi illustrati per la decorazione e Jean Mariette e Charles-Antoine Jombert pubblicavano impegnative imprese editoriali con tomi dedicati all’architettura degli interni. L’analisi di un gruppo di disegni francesi ha messo in luce la proficua collaborazione tra il disegnatore e intagliatore Nicolas Pineau, l’architetto e incisore Jacques-François Blondel e l’editore Jean Mariette, permettendo di verificare come Pineau prese parte alle più prestigiose imprese editoriali degli anni trenta del Settecento. Tra queste collaborazioni, è particolarmente rilevante il suo contributo nell’ Architecture Françoise, suggerendo come gran parte dei modelli francesi disponibili negli anni Trenta e dedicati alla decorazione intagliata fossero stati inventati da Pineau, che ebbe così un’influenza determinante nell’evoluzione e nella diffusione del rococò in Europa.
Di norma, le stampe venivano usate per stimolare l’immaginazione e non come un modello da copiare pedissequamente: gli intagliatori e gli architetti piemontesi interpretarono i modelli francesi elaborando una versione territoriale del rococò. Durante la prima metà del XVIII secolo si può riscontrare l’uso di schemi architettonici ricorrenti per il disegno delle cornici di cheminées, arricchite di ornamenti che traevano ispirazione dalle innovazioni francesi divulgate attraverso le stampe, ma è nella combinazione degli ornati, nel trattamento del legno, nell’uso degli specchi e dell’oro che si riconosce la vivida immaginazione degli artisti piemontesi. Tra questi emerge Giovanni Luigi Bosso, che fu in grado di condizionare le line di evoluzione di un gusto locale. In una prima fase (1730-1735) l’intaglio fu lavorato a sottili germogli naturalistici; in seguito (1735-1740), emerse un modellato plastico in grado di ottenere effetti diversificati; negli anni Quaranta la rocaille si sviluppò nelle concrezioni di conchiglie. Uno stile nervoso e brillante prese infine piede negli anni Cinquanta, quando una nuova generazione di intagliatori, guidati da Giuseppe Gianotti, sostituì Bosso, morto nel 1746.

Il volume è pubblicato nella collana Alti Studi sull’Età e la Cultura del Barocco della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.

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Francesca Parrilla

Da Roma alla corte madrilena. La circolazione dei repertori a stampa di ornamento e decorazione tra la fine del XVII e la prima metà XVIII secolo

Tutor: David García Cueto

Il volume analizza l’articolato fenomeno degli scambi artistici tra Roma e Madrid, durante la conclusione della dinastia Asburgica e l’inizio del regno Borbonico, attraverso la circolazione dei repertori di disegni e stampe di ornamento e decorazione, alla base del rinnovato gusto spagnolo. Filippo V (1683-1746), seppur legato dalle origini alla cultura francese, ebbe una sensibile apertura verso il gusto italiano, testimoniato anche dal numero sorprendente di ambasciatori, diplomatici, agenti, artisti e mercanti che circolarono nella sua corte, fautori di un ponte tra la cultura spagnola e quella italiana.

L’influenza dell’arte italiana a Madrid durante il XVIII secolo è legata, inoltre, alla figura della regina Elisabetta Farnese e, com’è noto, alla presenza di Filippo Juvarra (1678-1736), chiamato per progettare il Palacio Real Nuevo di Madrid, dopo il terribile incendio dell’Alcazar del 1734.

Quali furono i canali di trasmissione dei modelli romani e quali gli effetti prodotti dal loro arrivo sul linguaggio artistico spagnolo? Chi, tra gli artisti iberici, imitò la capacità di Velázquez di intrecciare relazioni (tra il 1649-1651) con i principali pittori e mecenati italiani, acquisendo opere e modelli figurativi della penisola? L’autrice nel volume ha fornito delle risposte a questi e ad altri interrogativi.

Il volume è pubblicato nella collana Alti Studi sull’Età e la Cultura del Barocco della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.

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Ventura Rodriguez, disegno per una sezione di una chiesa (1740-1745), Madrid, Biblioteca Nacional de España
Francois Thomas / Petworth House: western facade. / CC BY-SA 2.0

Giovanni Santucci

«to give a lively idea of the Italian gusto». Collezionismo di disegni e stampe e gusto decorativo barocco nell’Inghilterra degli Ultimi Stuart

Tutor: Cinzia Sicca

Nel corso dei regni di Giacomo I e di Carlo I Stuart, Inigo Jones introdusse per la prima volta in modo corretto e sistematico in Inghilterra il linguaggio dell’architettura classica e la complessità del linguaggio decorativo degli interni italiani contemporanei. La Guerra Civile, tuttavia, arrestò violentemente questo processo di evoluzione e affinamento del gusto inglese, cosicché nel 1660, anno di restaurazione di Carlo II Stuart sul trono dei suoi antenati, l’Inghilterra era considerata, dagli inglesi stessi e in un quadro internazionale, come una delle regioni più arretrate d’Europa nei campi dell’architettura e della loro decorazione.

Tuttavia, in breve tempo, una generazione di architetti, che, salvo poche eccezioni, non aveva avuto alcuna diretta esperienza dell’Italia, fu in grado di progettare magnifici edifici dotati di una qualità ornamentale barocca straordinariamente coerente e raffinata come mai si era visto prima in Inghilterra, al punto che all’avvento della dinastia degli Hannover, a poco più di sessant’anni dalla Restaurazione, l’Inghilterra era diventata un paese disseminato di sontuose dimore aristocratiche e di edifici pubblici costruiti e decorati secondo il gusto del Barocco italiano.

Il volume vuol contribuire a spiegare in che modo fu possibile l’improvviso cambiamento nel gusto inglese sopra descritto. In particolare il libro vuol chiarire come l’attività del collezionismo di stampe e disegni italiani di architettura e decorazione portata avanti per lungo tempo da architetti, artisti e artigiani abbia sostenuto e guidato la rivoluzione del gusto in senso barocco che caratterizzò l’Inghilterra degli ultimi Stuart. Inoltre il libro mostra come lo studio dei materiali grafici e calcografici italiani abbia avuto un forte impatto sul modo di progettare di architetti e artisti attivi al tempo di Guglielmo III e della regina Anna, contribuendo in modo significativo a definite il carattere peculiare dell’architettura e della decorazione del Barocco inglese.

Il volume è pubblicato nella collana Alti Studi sull’Età e la Cultura del Barocco della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.

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Enrico Zucchi

Giovanni Mario Crescimbeni, La bellezza della volgar poesia, edizione a cura di Enrico Zucchi

Tutor: Franco Arato

Pubblicato originariamente nel 1700 dall’allora custode d’Arcadia Giovan Mario Crescimbeni, la Bellezza della volgar poesia mira a offrire ai letterati italiani del tempo una poetica che illustri chiaramente il progetto riformatore dell’Accademia. Fondato sull’affermazione del primato della «volgar poesia» rispetto a quella classica, sul rilancio del platonismo rinascimentale e sulla condanna più formale che sostanziale della poesia barocca, questo trattato in forma di dialogo è un documento prezioso della cultura e dell’estetica letteraria della prima Arcadia.

Enrico Zucchi ne ripropone l’edizione commentata, a partire da un esemplare della princeps conservato presso la Biblioteca Vaticana, contenente numerose postille – tutte inedite – dell’autore e di Anton Maria Salvini, che verranno impiegate da Crescimbeni per pubblicare nel 1712, quando si era da poco consumata la scissione d’Arcadia e la separazione con Gravina e i suoi seguaci, una nuova edizione accresciuta della Bellezza.

Il volume è pubblicato nella collana Alti Studi sull’Età e la Cultura del Barocco della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.

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Ritratto di Giovan Mario Crescimbeni, incisione di Louis Legoux (New York Public Library's Digital Library)