Bazzani

Giuseppe Bazzani, L’addio di Ettore ad Andromaca e al figlioletto Astianatte, Bergamo, proprietà privata

Ci congediamo da Barocca-mente con il dipinto raffigurante L’addio di Ettore ad Andromaca e al figlioletto Astianatte di Giuseppe Bazzani, esposto alla Mostra della pittura italiana del Seicento e del Settecento del 1922 nella sala 25, ambiente consacrato all’artista mantovano, allora prossimo a una vera e propria riscoperta critica.

La “mente” barocca

Il titolo Barocca-mente è stato scelto, dopo un lungo brainstorming, in quanto parola composta capace di richiamare l’oggetto di studio, il Barocco, ma anche di evocare tanto altro.

La “mente” barocca è quella degli artisti vissuti nel XVII e nel XVIII secolo, quella dei collezionisti che nel Novecento hanno fatto man bassa di opere del Sei e del Settecento, quella dei curatori di mostre sul Barocco organizzate nelle più varie sedi espositive e museali, ma è anche quella di chi ha scritto i post, calandosi di volta in volta in un diverso momento storico e culturale.

In piena coerenza, dunque, con la cultura artistica che si intende studiare, in Barocca-mente vi è una componente artificiosa, complessa, ma anche ludica, giocosa, rappresentata dalla lettura di “baroccamente” come avverbio. Parola che reca con sé un senso di eccesso e di bizzarro che normalmente confligge con tutto ciò che è la ricerca scientifica, ma che permette il ribaltamento che sin dall’origine ci si è proposti di attuare con il blog: raccontare la ricerca in modo quanto più possibile accattivante per un pubblico più ampio.

Numeri e autori

Quasi 130 post hanno popolato in questi tre anni il nostro blog.

A scriverli sono stati principalmente i 12 borsisti delle tre edizioni del progetto Quale Barocco? Fortuna e ricezione visiva dell’età barocca nelle collezioni e negli allestimenti dei musei europei e americani nel corso del Novecento: Beatriz Calvo Bartolomé, Vincenzo Pernice, Ilaria Serati, Massimiliano Simone, Valentina Balzarotti, Giulia Iseppi, Paola Setaro, Vincenzo Sorrentino, Bruno Carabellese, Antonio Cipullo, Sara Concilio, Bella Takushinova.

Borsisti

A intervallarli, la gradita apparizione di qualche “ospite”, che generosamente ha accettato di raccontare una personale esperienza di ricerca o una qualche sfaccettatura del quesito “Quale Barocco?”.

Come Daniele Galleni che ci ha portato, con il suo Barocco galleggiante, a bordo dei transatlantici che solcavano l’oceano per collegare Europa e Stati Uniti, veicolando forme e soluzioni decorative ispirate agli arazzi dei Gobelins, ai dipinti di François Boucher o al seicentesco salone di Palazzo Colonna a Roma.

O anche Raffaella Besta e Margherita Priarone, che ci hanno virtualmente condotto tra le sale dei Musei di Strada Nuova di Genova, attraversando i decenni e rievocando allestimenti storici e dibattiti critici, talvolta tutt’ora aperti: da un lato le intriganti e affascinanti copie seicentesche di Casa Piola, tratte da dipinti di Peter Paul Rubens e Antoon Van Dyck, dall’altro l’enigmatica tela dell’Ecce Homo attribuita a Caravaggio.

O come i Trustees, Orietta Benocci Adam e Suzanne Marriott, e il curatore, Francesco Gonzales, della Sir Denis Mahon Foundation, che hanno descritto per noi le attività della fondazione e ci hanno regalato un ritratto ravvicinato del grande storico dell’arte britannico.

Oltre i confini

Il trasferimento della boiserie e della decorazione in stucco dell’alcova settecentesca di palazzo Sagredo da Venezia a New York nel 1907 e il successivo allestimento in una delle sale del Metropolitan Museum è esemplare dei temi toccati dal blog e dalle ricerche che afferiscono a Quale Barocco?. Il dialogo serrato tra un lato e l’altro dell’Oceano Atlantico, che ha animato tutto il Novecento, è affrontato infatti da molteplici punti di vista: dal viaggio fisicamente compiuto dalle opere, al ruolo degli intermediari – studiosi, studiose e mercanti, come Denis Mahon o Andrew Ciechanowiecki, o dei collezionisti come Janos Scholz  o Andrew Mellon –, all’impatto delle mostre, come quella “circolante” dei disegni di Chatsworth o quelle degli anni Ottanta dedicate al Barocco napoletano.

Ma il contesto statunitense non è stato affatto l’unico a essere toccato e importanti affondi si sono avuti per esempio sulla Russia, da quella degli zar all’Unione Sovietica, e sulla Spagna, oltre ovviamente all’Italia, tra allestimenti musealimostre, soffermandosi sui protagonisti e le protagoniste della riscoperta critica di artisti d’età barocca, anche esplorando il ruolo degli artisti del Novecento.

Il desiderio di non rimanere confinati è stato applicato non solo in senso geografico ma anche disciplinare.

Se la pittura è certamente protagonista, non minore considerazione hanno goduto la grafica e la scultura, ma anche una moltitudine di tecniche che contemplano la ceramica, le lacche, le porcellane, e vari ambiti della produzione artistica, quali ad esempio il presepe o il teatro, o specifici generi, come la natura morta o il paesaggio.

Non è mancata attenzione per problemi di tutela e di restauro, oltre alle riflessioni sulla fortuna degli artisti e sullo sviluppo del dibattito critico, concretizzatosi in occasione di fondamentali convegni, o disseminato tra le pagine delle riviste di settore, dalla celeberrima Paragone alle pubblicazioni d’area veneziana e a quelle napoletane.

Hendrich van Somer, San Girolamo traduce la Bibbia, Roma, Gallerie Nazionali Barberini Corsini. Esposto nella sala 29 della Mostra del 1922 con attribuzione a Jusepe de Ribera

Il percorso, non solo l’arrivo

L’idea alla base di questo blog era quella di portare la ricerca fuori dall’ambito ristretto dell’accademia, per raccontarla con taglio e linguaggio più fruibile, e condividerla. Altrettanto fondamentale è stata la convinzione che essa non si riduca al risultato finito e confezionato che si raggiunge una volta al traguardo, ma che sia anzitutto il lungo percorso che si compie, un tragitto mai dritto, a volte accidentato, faticoso ma spesso sorprendente e a tratti esaltante.

L’augurio con cui ci lasciamo è che i lettori di Barocca-mente siano riusciti a conoscere e a sentirsi partecipi dello sforzo, della curiosità intellettuale e dell’entusiasmo che hanno sostanziato il lavoro dell’ampio gruppo di ricerca del progetto Quale Barocco?.

Grazie!

Maria Beatrice Failla, Serena Quagliaroli