Il post di questa settimana di Barocca-mente porta a conoscere meglio la figura del musicista ungherese Janos Scholz (1903-1993). Protagonista dei salotti intellettuali del Novecento a New York, collezionista instancabile di disegni, intelligente quanto intuitivo, donò la sua raccolta alla città.

In bilico tra musica e arti visive, la personalità di Janos Scholz, che animò la vita culturale del Novecento newyorkese, si costruì tutta nell’intreccio costante fra queste due grandi passioni.

Violoncellista, studioso, collezionista di disegni e connoisseur, Scholz incarnò nel mondo moderno la figura del collezionista erudito, che mescola i suoi interessi artistici e le diverse discipline che padroneggia per costruirsi un’identità ben definita di appassionato d’arte.

Sua grande passione fu la musica barocca, che esercitava un richiamo continuo sui disegni da lui raccolti, moltissimi dei quali risalenti al XVII secolo. Un’unica stanza, il suo studio, in cui Scholz si ritirava per suonare il violoncello e studiare i suoi disegni.

Scholz nel suo studio

Scholz nello studio della sua abitazione a New York

Copertina di Giovan Battista Marino, Amori

Janos Scholz si esibisce con il violoncello

Una famiglia di musicisti

Janos Scholz nacque nel 1903 a Sopron, nell’Ungheria occidentale.

Il padre, come i membri delle quattro generazioni precedenti, era un violoncellista. Avviato allo studio delle discipline musicali, Janos si laureò presso la Franz Listz Academy di Budapest e iniziò la sua carriera con la Budapest Symphony Orchestra.

Giunse in America per la prima volta nel 1933, quando prese parte a un tour come membro del Roth String Quartet, dal nome del suo fondatore, il violinista Feri Roth, decidendo di restarvi e allontanarsi così dall’imminente minaccia nazista in Europa.

Si stabilì definitivamente a Manhattan nel 1939, preseguendo la sua carriera come solista. Qui condusse una vita agiata e divenne uno dei violoncellisti più richiesti della città, nonché uno dei pochi musicisti pratici all’utilizzo della viola da gamba, strumento simbolo del periodo barocco ma poco utilizzato in quegli anni.

Ad accrescere la sua fama di colto musicista contribuì la moglie, Anne Bigelow Rosen, con cui si era sposato nel 1937, ma che sarà meglio nota al mondo dell’arte come Ann Stern, dal nome del secondo marito Carl, primo violoncellista della New York Philarmony. Anne, figlia del collezionista di arti decorative e pianista Water T. Rosen, sarà una delle prime donne a patrocinare importanti manifestazioni artistiche e trasformerà le raccolte di famiglia nell’attuale Caramoor Centre.

Nel 1944 Anne regalò a Janos un prezioso violoncello acquistato all’asta e realizzato dal noto liutaio barocco Domenico Montagnana (1686-1750).

La passione per il disegno italiano

Appassionato collezionista – fin dagli anni giovanili – di monete, stampe, porcellane e libri antichi, nulla fu però più appassionante per Scholz della raccolta dei disegni italiani.

Il musicista acquistò il suo primo disegno nel 1935, “25 years before interest in drawings began to boom”, come ebbe a dire il New York Times nel 1993, nel giorno della sua morte. Janos iniziò a comprare in un momento in cui disegni di prima mano si trovavano in vendita per strada per pochi dollari. Grazie all’amicizia che coltivò con esponenti autorevoli del mondo dell’arte, da Henry Pompham, a Hans Tietze a Philiph Pouncey, Scholz riuscì ad aggiudicarsi importantissimi nuclei grafici: per esempio, nel 1942 acquistò molti fogli dai Brandegee, che nel 1904 avevano acquisito parte della collezione dell’emiliano Giovanni Piancastelli, di cui si è già parlato in questo blog (l’altra parte andò all’Hewitt Museum).

Dall’inizio degli anni Cinquanta, quando Scholz decise di acquistare solo disegni di maestri italiani, rese la sua una delle raccolte private di grafica più considerevoli degli Stati Uniti, dal momento che offriva un panorama completo della storia del disegno nella Penisola. Per questo egli deve essere considerato innanzitutto un pioniere della riscoperta del disegno barocco italiano.

Reni Morgan Library

Guido Reni, Studio di mani, New York, Morgan Library

Una collezione in mostra

Ogni disegno aveva impresso il suo marchio, le sue iniziali con a fianco una chiave di basso. Ma il suo vero marchio di fabbrica, e insieme il principale merito, furono le occasioni espositive della sua raccolta, che andò in mostra così come era stata concepita e organizzata nel suo studio, ovvero divisa per scuole regionali. Questo permetteva di seguire l’evoluzione del disegno in un determinato contesto geografico, ammirare i capolavori dei grandi maestri accanto ad artisti minori, studiare le differenze di qualità. Quasi tutti gli eventi espositivi erano preceduti, per sua volontà, da un concerto di apertura in cui Scholz si esibiva con musiche realizzate in un contesto geografico e temporale affine alla regione di provenienza dei disegni stessi.

Particolarmente significativa fu Drawings from Bologna 1520-1800, allestita nel 1957 al Mills College di Oackland (California) e a seguire in alcuni musei della West Coast. Scholz, che era anche interessato alla storia del collezionismo, aveva individuato un gruppo di fogli bolognesi che facevano parte di un album di quasi quattrocento disegni acquistati nel 1908 dall’Albertina di Vienna, ma poi venduti dopo la guerra. Scholz acquistò parte di questo album e il suo frontespizio, riuscendo a ricostruirne anche la storia materiale, dando un’idea dello sviluppo del genere a Bologna fra Cinque e Ottocento.

Nello stesso anno, il 1957, la sua collezione arrivò in Italia. Venetian Drawings è la mostra che inaugurò nel chiostro di San Giorgio alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, curata da Michelangelo Muraro. L’occasione era nata dal ritrovamento di un nuovo dipinto di Francesco Guardi, la pala d’altare della chiesa di Roncegno, riconosciuta da Muraro stesso grazie a uno dei disegni di Scholz.

Nel 1977 Scholz tenne un concerto alla Morgan Library dopo il quale, cogliendo totalmente di sorpresa il pubblico, annunciò che avrebbe donato la sua collezione al museo. Millecinquecento fogli di Old Masters italiani dal XV al XIX secolo, un enorme patrimonio per lo studio del disegno che grazie al suo donatore si è mantenuto intatto, pubblico e fruibile.

DrawingsfromBolognacopertina

Copertina del catalogo della mostra Drawings from Bologna, 1957

Copertina della mostra dei disegni veneti alla Fondazione Cini, 1957