Questa settimana Barocca-mente ospita un post di Daniele Galleni dedicato alla fortuna del linguaggio barocco negli arredi e nelle decorazioni delle grandi navi che nei primi decenni del Novecento solcavano l’Atlantico.

Tra i mezzi di diffusione dell’immagine del Barocco tra vecchio e nuovo mondo figura anche un veicolo forse inatteso, o quantomeno non immediatamente contemplato dagli storici dell’arte per un’analisi del suo contributo all’immaginario comune connesso a questo linguaggio artistico e decorativo: si tratta delle grandi navi transatlantiche, capaci di trasportare sugli oceani persone, arredi e idee negli anni a cavallo tra i due secoli.

Nei primi decenni del Novecento, infatti, queste città galleggianti che fanno la spola tra l’Europa e le Americhe presentano una decorazione eclettica, sontuosa e affascinante, improntata al lusso e alla magnificenza, capace di sedurre una ricca clientela internazionale. In questo tripudio di rimandi agli stili storici dei palazzi della terraferma gioca un ruolo fondamentale anche il linguaggio barocco, o quantomeno descritto come tale dai cronisti dell’epoca, spesso mescolandolo a riferimenti settecenteschi o tardo manieristi.

transatlantico France

Salone di prima classe a bordo del transatlantico France, cartolina d’epoca

Ambienti e stili

Nel corso dei primi decenni del secolo, quando il business delle grandi navi si sposta dal trasporto dei migranti alla proposta di una lussuosa esperienza di viaggio per una ristretta élite di facoltosi passeggeri, il rapporto tra linguaggi decorativi e destinazione degli ambienti della vita di bordo comincia a stabilire alcune corrispondenze, per cui spesso il fumoir è in stile moresco o la piscina ha forme neo pompeiane. Al Barocco vengono di norma riservati gli spazi più rappresentativi e monumentali, come le sale da musica o i grandi saloni delle feste, considerando quindi questo stile come adeguatamente sontuoso e immaginifico per il principale luogo di ritrovo della prima classe.

Alla ripresa e alla reinvenzione del lessico decorativo dei secoli XVII e XVIII concorrono atelier d’arredo e decorazione di interni che mescolano citazioni puntuali a contaminazioni di gusto più personale. Ambienti e opere ispirate o derivate dal gusto barocco vengono così viste, e in qualche modo vissute, da un pubblico non formato da specialisti del settore e tuttavia sempre alla ricerca di nuovi stimoli visivi e decorativi, da diffondere e far conoscere all’interno di un contesto internazionale.

Da Palermo a Firenze: Ducrot e Coppedè

Tra le prime ditte italiane a giocare un ruolo di rilievo nel campo dell’arredo navale in stile figura la celebre Ducrot di Palermo, capace di passare dall’elegante linguaggio liberty di Ernesto Basile a suggestioni barocche e rococò a bordo delle navi per la compagnia Navigazione Generale italiana (N.G.I.).

Collaborando con artisti alla moda come Ettore De Maria Bergler, Domenico Trentacoste, Alessandro Mazzucotelli e Galileo Chini, la Ducrot allestisce ambienti di gusto spiccatamente settecentesco, con tanto di soffitti dagli sfondati tiepoleschi, a bordo di alcuni giganti del mare come il Giulio Cesare (1922), il Duilio (1923), il Roma (1926) e l’Augustus (1927).

L’altro protagonista degli allestimenti revivalistici è l’atelier fiorentino della famiglia Coppedè, fondato negli anni Settanta del XIX secolo da Mariano Coppedè come laboratorio di intaglio e decorazione di interni e dove si formano i suoi figli Gino e Adolfo, entrambi architetti, e Carlo, che sceglie di dedicarsi invece alla pittura.

transatlantico Conte Biancamano

Sala da ballo di prima classe a bordo del transatlantico Conte Biancamano, cartolina d’epoca

transatlantico Saturnia

Sala da ballo di prima classe a bordo del transatlantico Saturnia, cartolina d’epoca

L’origine toscana degli artisti li porta a essere coinvolti in particolar modo in imprese ispirate al medioevo o al rinascimento; tuttavia, nel caso del Conte Biancamano, varato dal Lloyd Sabaudo nel 1925, a farla da padrone è un linguaggio barocco con tanto di citazioni puntuali di artisti seicenteschi nella volta della sala da ballo dipinta da Carlo Coppedè.

O, ancora, per la Cosulich di Trieste, l’atelier Coppedè si occupa dell’allestimento delle sale da ballo delle unità gemelle Saturnia (1925) e Vulcania (1928), celebrate dalla stampa dell’epoca alla stregua di sontuose sale uscite da una reggia sei-settecentesca, dove la reinvenzione in stile si mescola a rimandi precisi quali copie di arazzi della manifattura di Gobelins e dei dipinti di François Boucher.

Palazzo Colonna sull’Atlantico

Il Barocco finisce per legarsi al mondo dei transatlantici anche attraverso una lettura negativa da parte dei critici contemporanei, per cui viene inteso come eccesso decorativo e ostentazione di sfarzo fine a sé stessa. Si tratta di un episodio ben preciso: quando nel 1932 viene varato il transatlantico Conte di Savoia, il suo interno è tutto coerentemente pensato in uno stile moderno dall’architetto triestino Gustavo Pulitzer Finali, seguendo gli impulsi venuti dalla Francia dove le grandi navi come il Normandie si stavano trasformando in templi dell’Art Déco, rinunciando definitivamente alla ripresa degli stili storici.

L’ambiente più importante del Conte di Savoia è comunque affidato allo Studio Coppedè, che per la monumentale sala da ballo della prima classe propone una copia del salone di Palazzo Colonna a Roma, con tanto di citazione puntale degli affreschi del soffitto, compresa l’Allegoria della Battaglia di Lepanto, eseguiti nuovamente da Carlo Coppedè. I dipinti alle pareti sono disposti con un gusto da quadreria barocca, specchiere con fiori e putti sul modello di quelle dipinte da Carlo Maratta e Mario de’ Fiori e consolle dorate ornano le pareti, mentre copie di opere celebri come la Venere di Milo o la Diana di Gabi fanno eco alle statue classiche di Palazzo Colonna.

Salone Colonna a bordo del transatlantico Conte di Savoia, da L’Illustrazione Italiana, 27 novembre 1932

Un simile allestimento viene tuttavia percepito come fuori tempo massimo dalla stampa dell’epoca (ad esempio da Gio Ponti sulle pagine della sua rivista Domus) e in contrasto stridente con il resto della nave, improntato a una coerente e innovativa modernità.

In seguito a questo episodio, il Barocco non troverà più la sua via a bordo dei transatlantici, diventando il simbolo negativo di un’impostazione decorativa antiquata ed eccessiva, di stampo ancora ottocentesco.