Nel post di questa settimana, Vincenzo riprende o introduce per la prima volta alcune figure di collezionisti, studiosi e mercanti che svolsero un ruolo di primo piano in occasione di alcune mostre che segnarono la riscoperta del Barocco italiano negli USA tra il 1950 e il 1980.
La genesi delle mostre degli anni Ottanta
Le mostre d’arte barocca napoletana negli Stati Uniti non nacquero, per così dire, già adulte e la loro storia non ebbe certamente inizio negli anni Ottanta. Viceversa, nel Novecento, altre occasioni espositive prepararono loro il terreno, in dialogo, emulazione o contrapposizione con iniziative analoghe che si svolsero in varie sedi, spesso defilate, talvolta europee.
Numerosi furono i soggetti coinvolti, tanti da rendere difficile, se non impossibile, nominarli tutti in questa sede. Saranno, quindi, menzionati solo alcuni momenti nodali per ricostruire la storia di queste pionieristiche mostre, tenutesi soprattutto nella seconda metà del Novecento.
Molte di loro nacquero anche allo scopo di rendere note piccole collezioni private di recente costituzione, contenenti opere originali se non, addirittura, pezzi unici sul suolo americano. Nel far questo, la New York degli anni Cinquanta fu un terreno di coltura importantissimo grazie alla compresenza di collezionisti, mercanti e studiosi che firmarono testi tuttora fondativi per lo studio del Barocco.
R. Wittkower, Art and Architecture in Italy 1600-1750, 1958
Andrea de Lione, Tobia seppellisce i morti, 1640-1650, The Metropolitan Museum of Art, New York.
I protagonisti
Iniziamo proprio dagli studiosi, senza, tuttavia, dimenticare che le tre categorie summenzionate, talvolta, convissero nella stessa persona. Già nel 1935, il New York Institute of Fine Arts aveva cooptato Walter Friedländer, studioso di Nicolas Poussin e autore dei Caravaggio Studies nel 1955. Destinato a dominare la scena per un ventennio, Rudolf Wittkower giunse, invece, alla Columbia University nel 1949 e fu autore del più classico degli studi sul barocco italiano: Art and Architecture in Italy 1600 to 1750. Presso la Central Picture Gallery, fondata da Oscar Klein, mercante di origini ceche, e guidata, poi, dal figlio Jan, Robert L. Manning – genero di William Suida – presentò ai padroni di casa Walter Chrysler Jr, tra i più importanti clienti della galleria, collezionista già dagli anni Venti e, a sua volta, fondatore di un museo che porta il suo nome in Virginia. Poco dopo, si aggiunsero Paul Ganz, Bob Jones Jr e Luis Ferré, altri collezionisti cruciali per l’affermazione della pittura barocca negli USA. Paul Ganz, che aveva frequentato le lezioni di Wittkower, radunò insieme a sua moglie Eula un’imponente collezione di dipinti in un appartamento nell’Upper East Side, frequentato anche da sir Denis Mahon, il nostro “cavaliere del barocco”. Tra i pezzi più belli della collezione Ganz, l’Erodiade di Francesco Cairo e il Tobia seppellisce i morti di Andrea de Lione approdarono al Metropolitan Museum di New York. Già dai primi anni Cinquanta, Bob Jones Jr aveva iniziato a costruire una propria collezione costituita unicamente da dipinti religiosi e a cui appartiene non solo una splendida serie di Evangelisti di Guido Reni, ma anche la colossale Cacciata dei mercanti dal tempio di Luca Giordano. Infine, Luis Ferré, un industriale portoricano, assemblò una raccolta di capolavori del Seicento italiano istituzionalizzatasi, poi, nel 1959, con il nome di Museo de Arte de Ponce. Tra il 1966 e il 1968, Ganz vendette a Ferré venticinque quadri della sua collezione, tra questi c’erano opere di Sisto Badalocchio, Battistello Caracciolo, Giovanni Benedetto Castiglione, il Cerano, il Cigoli, Francesco Curradi, Francesco Furini, Giacinto Gimignani, Luca Giordano, il Mastelletta e il Morazzone: una serie di nomi in grado di attestare l’ampiezza dell’idea di Barocco italiano che, già a queste date, era presente in alcune collezioni private.
Luca Giordano, Cristo scaccia i mercanti dal Tempio, 1655-1660, Bob Jones University Museum and Gallery, Greenville (South Carolina)
Le mostre
Fin dalla loro creazione alla metà degli anni Cinquanta, varie mostre presentarono in diverse città americane un’accurata selezione della collezione Chrysler, formatasi grazie al gusto raffinato di Bertina Suida e Robert Manning, successivamente curatore del catalogo della collezione nel 1967. Negli anni Sessanta, Creighton Gilbert, curatore del Ringling Museum di Sarasota (Florida) e studioso di Michelangelo, organizzò Baroque Painters of Naples nel 1961, esposizione di breve durata, ma il cui valore fu immediatamente colto da Robert Engass, che la recensì mostrando di coglierne le conseguenze d’ampio respiro:
“no museum outside of Italy has ever held an exhibition of Neapolitan Baroque paintings before […] The next decade may well see Neapolitan baroque painting at last sprovincializzarsi – becoming of interest not merely to Naples but to the West as a whole”
Nel 1962, sempre a Sarasota, anche grazie alla collaborazione di Bertina Suida Manning, ci fu una mostra sul barocco genovese – Genoese Masters: Cambiaso to Magnasco 1550-1750 – mentre dal 1961 Robert Manning, diventato direttore del museo del Finch College di New York City, organizzerà mostre dai sottili ma dettagliati cataloghi tutte dedicate al Barocco italiano e con prestiti dalle collezioni Chrysler, Ganz, Kress e Manning. Queste piccole esposizioni culminarono con Art in Italy 1600-1700, tenutasi nel 1965 presso il Detroit Institute of Art con un catalogo introdotto da Wittkower e contributi di Engass, dei Manning e di Donald Posner. Dodici prestiti furono concessi da Denis Mahon, unico soggetto europeo coinvolto, e fondamentale fu lo spazio concesso in quella occasione a Guido Reni, vera presentazione del pittore al pubblico americano. Un’altra importante mostra si tenne al Cleveland Museum of Art nel 1971 e rappresentò anche un modello per la successiva Bernardo Cavallino of Naples 1616-1656 (1984): Caravaggio and his Followers. Curata da Richard Spear, rappresentò la più ampia mostra dedicata a Caravaggio e ai suoi seguaci in tutta Europa. All’inizio degli anni Ottanta, presso l’Art Museum di Princeton, si tenne Italian Baroque Paintings from New York private collections, curata da John Spike. I principali prestatori erano, ancora una volta, i Manning e i Ganz. Di lì a poco, con Painting in Naples 1606-1705 (National Gallery of Art, Washington D.C., 1983) e The Age of Caravaggio (The Metropolitan Museum of Art, New York, 1985), la totale accettazione dell’arte barocca, già guardata con sospetto, poteva dirsi ormai prossima al completamento e la “Caravaggiomania” davvero dietro l’angolo.
Giuseppe Recco, Natura morta con pesci, 1680 ca., The Morgan Library and Museum, New York