Il blog Barocca-mente dà avvio alle presentazioni dei nuovi borsisti del progetto Quale Barocco? con Valentina Balzarotti, il cui progetto si intitola «The Americans started buying». La scuola emiliana del Seicento nelle collezioni americane: fortuna critica, storiografia, strategie di acquisizione, protagonisti.

Felsina sempre dipinge

La scuola pittorica emiliana e in particolar modo bolognese ha origini antiche e un passato illustre. A partire dal Trecento con Vitale da Bologna, passando poi a Francesco Francia nel secolo successivo, e proseguendo nel Cinquecento con campioni quali Pellegrino Tibaldi, Nicolò dell’Abate e Bartolomeo Passerotti, si è sempre distinta per la sua eccellenza. Non manca di ricordarcelo Carlo Cesare Malvasia nella sua Felsina pittrice (Felsina è l’antico nome di Bologna), una raccolta di biografie dei pittori attivi nella città emiliana e per noi preziosissima fonte. Però, quando si parla di pittura bolognese, subito corrono alla nostra mente i nomi di Annibale, Agostino e Ludovico Carracci, del “divino” Guido Reni, di Guercino e molti altri artisti che hanno animato la cosiddetta scuola emiliana del Seicento. Le loro opere sono riprodotte su ogni manuale di storia dell’arte ed esposte nei maggiori musei di tutto il mondo. Ricercatissimi dai collezionisti, i dipinti della scuola emiliana raggiungono prezzi da record alle aste internazionali. Eppure, alcuni dei pittori che, allora come oggi, hanno goduto di larghissima fama in tutto il mondo non sono sempre stati così richiesti dal mercato.

Ed è di questo che vado a occuparmi.

Annibale Carracci Venere Washington

Annibale Carracci, Venere adornata dalle Grazie, Washington, National Gallery

A monte delle ricerche sul Seicento

Il mio interesse e la mia specializzazione per la pittura emiliana nascono dal semplice fatto che Bologna è la città della mia formazione. Nell’antica università felsinea lo studio della storia dell’arte ha un passato glorioso poiché la prima cattedra di questa disciplina fu data a Roberto Longhi (1890-1970). Lo studioso, insieme ai suoi allievi, diede uno slancio propulsore alle ricerche sulla pittura emiliana che ancora oggi proseguono con significativi risultati. E per chi come me si è formato a Bologna, tra le lezioni monografiche e i sopralluoghi nelle chiese e nei musei della città, la conoscenza di questa scuola diventa ben presto una specializzazione. Per la verità, al tempo della tesi triennale, i primi passi nel campo della ricerca li ho mossi in tutt’altro ambito, ricostruendo il fondo librario appartenuto a Franco Russoli (1923-1977) e acquisito da Federico Zeri (1921-1998), che oggi si trova nella fondazione intitolata a quest’ultimo. L’occasione è stata fruttuosa per imparare a indagare le figure degli storici dell’arte e i rapporti tra di loro, metodo che torna utile anche per il progetto che vi racconterò a breve.

In seguito mi sono dedicata alla pittura bolognese della seconda metà del Cinquecento attraverso la figura di Lorenzo Sabatini (1530 ca. – 1576), un artista di primo piano, che lavorò tra Bologna, Firenze e Roma e che era stato fino a oggi piuttosto sottovalutato. A questo pittore, che non rinuncia all’eleganza della Maniera ma intercetta le nuove esigenze religiose della Controriforma, ho dedicato la mia tesi di dottorato, dalla quale in seguito è nato un libro, la prima monografia a lui dedicata.

L’approdo al Barocco

Valentina in Hertziana

Valentina alla Bibliotheca Hertziana

È attraverso la personalità sfaccettata di Sabatini che ho iniziato a guardare da una diversa prospettiva i protagonisti della scuola bolognese del Seicento, cercando di individuare le linee di continuità, oltre a quelle, più evidenti, di rottura tra la riforma dei Carracci e la precedente generazione di artisti.

Nel frattempo il mio percorso si è arricchito di ulteriori esperienze: dopo avere lavorato per una casa d’aste e una galleria specializzata in primo Novecento, sono stata due anni post doctoral fellow alla Bibliotheca Hertziana Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte, dove ho avuto occasione di allargare la mia ricerca alle mappe dell’Italia tra Cinque e Seicento e la loro produzione tra Roma e Bologna.
Così quando si è presentato il bando Quale Barocco? della Fondazione 1563 non ho avuto dubbi sulla tematica che volevo affrontare: il Seicento emiliano!

E, mettendo insieme il frutto delle mie differenti esperienze di lavoro e di studio, ho iniziato a cercare il giusto taglio per questo progetto…

Gli Americani cominciarono a comprare

Il titolo del mio progetto prende le mosse da una frase di Sir Denis Mahon (1910-2011), storico dell’arte tra i principali protagonisti della riscoperta del Barocco e precocissimo collezionista di pittura emiliana del Seicento.

In un’intervista rilasciata nel 2005, Mahon affermava:

«In about the 1960s, the Americans started buying, and, as my house was rather full at time, I stopped collecting».

È così che lo studioso delinea, con una frase emblematica ed efficace, lo spaccato di un’epoca, fotografando un momento preciso di storia del collezionismo e del mercato. La richiesta crescente di pittura emiliana del XVII secolo da parte del pubblico americano fu un fenomeno tanto determinante da indurre lo stesso Mahon a smettere di acquistare.

Perché aumentò la domanda di opere della scuola emiliana del Seicento da parte dei collezionisti statunitensi? Chi furono gli attori di questa riscoperta? E quali gli intermediari che orientano le scelte dei compratori?

A partire da questi interrogativi la mia ricerca ambisce a esaminare la fortuna della scuola emiliana del Seicento nelle collezioni americane, in particolar modo concentrandosi nell’arco cronologico che va dagli anni Quaranta agli anni Settanta del secolo scorso.

Mi interessa comprendere soprattutto il rapporto che intercorse tra l’aumento della richiesta di dipinti emiliani di XVII secolo negli USA e la rivalutazione che di tale pittura era stata avviata dagli studi e dalle mostre in Europa.

Se volete saperne di più, rimanete aggiornati e continuate a seguire il blog!

Guercino_Guglielmo_d'Aquitania

Guercino, Vestione di Guglielmo d’Aquitania, Bologna, Pinacoteca Nazionale (foto Wikipedia)

Guido Reni Evangelisti Bob Jones

Guido Reni, I quattro Evangelisti, Greenville (South Carolina), Bob Jones University Collection