Al termine dell’esperienza come borsista del progetto Quale Barocco? della Fondazione 1563, Ilaria Serati ci racconta la sua ricerca, incentrata sul contributo di Wilhelm Suida alla fortuna del Barocco negli Stati Uniti.
Perchè Suida?
Nel post in cui mi ero presentata ai lettori del blog non ho mai rivelato le ragioni di una ricerca su Wilhelm Suida (1877-1959) e il Barocco, né quali relazioni leghino i due estremi.
Estremi, sì, perché lo storico dell’arte viennese è sempre stato noto come studioso di arte rinascimentale, soprattutto lombarda. E proprio questa, in effetti, è stata la scintilla che mi ha spinta a indagare la sua figura in relazione al Barocco perché, ai tempi degli anni universitari milanesi, avevo conosciuto Suida per gli studi su Bramante e Bramantino.
Tuttavia, al momento di preparare il progetto di ricerca per il bando Quale Barocco?, ho ritrovato frequentemente il suo nome nella bibliografia in merito alla riscoperta del Seicento in America e, soprattutto, nell’imprescindibile saggio di Eric Zafran: qui, infatti, Suida è citato per il suo ruolo di Curator of Research della Kress Collection, grazie al quale aveva potuto contribuire ad arricchire la raccolta con esemplari di pittura italiana del Sei e Settecento.
Incontrarlo, quindi, connesso a questa tematica mi colse di sorpresa e fu in quel momento che decisi di farne il nucleo della mia ricerca.
La copertina del volume di Suida, Bramante pittore e il Bramantino (1953)
Giacomo Francesco Cipper detto il Todeschini, L’arrotino e la zingara, Graz, Universalmuseum Joanneum, Neue Galerie
Le radici della passione per il Barocco
Quando Suida lavora per Rush Kress consigliando e selezionando i possibili acquisti nel campo della pittura barocca – dal 1947 al 1959, anno della morte –, egli dimostra di possedere già una conoscenza pienamente matura e capillare del fenomeno artistico, che deve aver avuto modo di formare in precedenza.
Dunque, è stato necessario andare a ritroso, tentando di ritessere i fili dall’origine, rintracciando gli studi di Suida inerenti al Barocco e, soprattutto, ricostruendo la sua rete di conoscenze con gli altri storici dell’arte austriaci, tedeschi e italiani.
Grazie anche alle tracce epistolari, sono emersi alcuni precocissimi studi di Suida su personalità a quel tempo pressoché sconosciute (come Francesco Cipper detto il Todeschini e Giovanni Serodine) e la sua curatela a una mostra, già ricordata in questo blog: Italienische Barockmalerei, tenutasi nella Galerie Sanct Lucas di Vienna nel 1937.
Un’operazione collettiva di riscoperta
In questa storia c’è una data spartiacque: è il 1939, anno in cui Suida, insieme alla moglie e alla figlia Bertina, si trasferisce a New York. Qui, nei successivi vent’anni, tra una guerra mondiale e il boom economico, Wilhelm ha modo di rendere finalmente manifesto il proprio interesse per il Barocco: già nel 1942 cura il catalogo di un’altra piccola mostra, Gems of Baroque Painting, dove vengono messi in vendita alcuni pezzi della collezione di Frederck Haussmann, un avvocato berlinese anch’egli forzatamente emigrato. Grazie a essa, entrano nel circuito collezionistico americano capolavori quali l’Autoritratto di Nicolas Regnier e la Morte di Saffira di Giuseppe Bazzani, un artista che i nostri lettori ormai conoscono.
Nicolas Régnier, Autoritratto, Cambridge (Massachussetts), Harvard Art Museums, Fogg Art Museum
Giuseppe Bazzani, Morte di Saffira, Oberlin (Ohio), Oberlin College, Allen Memorial Art Museum
Fin da subito, quindi, Suida partecipa a quello stato concitato e febbrile con cui gli studiosi e i collezionisti americani stanno iniziando a guardare il Barocco: la rete di relazioni emersa, meritevole di futuri ampliamenti, lo inserisce a pieno titolo tra i precursori della riscoperta del Seicento negli Stati Uniti degli anni Quaranta, momento in cui anche i galleristi e i mercanti svolgono un ruolo di primo piano.
Proprio la conoscenza di mercanti d’arte che dispongono di considerevoli opere barocche, quali Alessandro Contini Bonacossi, David Koetser e Julius Weitzner, permette a Suida di indirizzare Kress sui pittori italiani che avrebbero potuto dar forma all’ambizione, fortemente perseguita dal magnate, di possedere la più completa collezione di arte italiana al mondo.
Qui rappresentati alcuni degli acquisti suggeriti da Suida per la collezione Kress: un Baccanale di Giulio Carpioni; il Ritratto del Cardinal Francesco Cennini del Guercino; il Ritratto di Alvise Grimani e la Carità di san Lorenzo, questi ultimi entrambi dipinti da Bernardo Strozzi.
Wilhelm Suida
E poiché l’interesse per questo periodo si sta allargando a macchia d’olio, Wilhelm inizia a essere ricercato per le proprie expert opinions anche da altri collezionisti americani, quali Bob Jones e Walter Chrysler: quest’ultimo, la cui collezione è oggi in parte dispersa, deve molto anche alla figlia di Wilhelm, Bertina, che seguì le orme del padre nella riscoperta del Barocco.
Un secondo capitolo ancora tutto da studiare, per una futura ricerca che ho nel cassetto.
Robert Manning e Bertina Suida