Il blog Barocca-mente prosegue le presentazioni dei nuovi borsisti del progetto Quale Barocco? con Giulia Iseppi, vincitrice del bando della Fondazione 1563 con un progetto dal titolo «A forza di fatiche». I disegni di Guido Reni nelle collezioni americane.
Guido passione grafica
In un disegno realizzato intorno al 1600, utilizzato fronte e retro per esercitarsi in studi di figura, gambe e dettagli fisionomici, Guido Reni sperimentava alcune prove della propria firma.
Con la spontaneità dello schizzo ideativo, il pittore associava il suo nome a ciò che l’avrebbe accompagnato per una vita: «Io Guido Reni Bologna».
Il pittore era alle soglie della partenza per Roma, dove sarebbe stato ricoperto di incarichi e gloria grazie alle committenze per la corte dei Borghese. Nell’Urbe avrebbe impresso una sicura svolta alla sua competenza in fatto di tecnica artistica, ma qui scriveva la sua relazione più longeva, quella con la sua città natale.
Sapeva fin dall’inizio dove sarebbe tornato e dove gli occhi d’Europa si sarebbero ben presto spostati.
Paradossalmente, sebbene oggi ben riconoscibili in ogni museo, neanche uno dei quadri di Reni porta la sua firma: è alla grafica, fondamentale e per certi versi autonoma sezione del suo percorso, che affidò molte personali ragioni artistiche, idee concettuali e propositi intellettuali.
Guido Reni, Studi di figura, Firenze, Uffizi, GDSU, n. 1587 F
A tale of two cities
Per caso ma non troppo, il tragitto d’arte e di vita che compie Guido Reni è stato anche il mio.
Bolognese di nascita e di studi, laureandomi e specializzandomi nell’ateneo felsineo ho formato il mio sguardo critico sulla scuola bolognese di pittura e in particolare sui Carracci. A loro ogni passo la città emiliana (e i suoi studiosi) è grata per averla resa in pochi anni un baricentro dell’arte europea, da lì per sempre, responsabili non solo di una nuova fase della pittura ma anche di un nuovo concetto di apprendimento.
È stato durante gli anni romani che ho legato il mio percorso a Guido Reni. Un pittore con la natura della matrioska, un insieme aggrovigliato di temi e problemi uno dentro l’altro nascosti da un involucro di porcellana, la sua pittura apollinea. Tra questi mi sono dedicata, negli anni romani trascorsi come membro di un gruppo di ricerca presso la Bibliotheca Hertziana e poi come dottoranda alla Sapienza, allo studio dei suoi metodi di insegnamento e trasmissione agli allievi. Da una tesi di dottorato sull’atelier di Guido Reni, ora in pubblicazione, dedicato al funzionamento della sua bottega, e dagli studi post dottorali sul suo rapporto con i letterati, ne è sorto un tema che non poteva non indirizzarmi, in seguito, verso il disegno.
È, quella del disegnatore, una delle ‘facce’ più problematiche dell’artista.
Quale Guido Reni?
Giulia al MET, New York
L’inevitabile rientro a Bologna, del pittore come per me, ha segnato la possibilità di ritornare con sguardo nuovo su quella relazione fra Reni e questa città. Le strade e le carte assumono il volto di una storia del collezionismo dei fogli di Guido Reni che si è irradiato da Bologna, all’Europa, al mondo Oltreoceano, dove insaziabili acquirenti dal primo Seicento alla fine dell’Ottocento hanno soggiornato nel centro cittadino cercando e ottenendo i suoi preziosi disegni.
Nel frattempo, arricchendomi anche dell’insegnamento accademico a Bologna, ho avuto l’occasione di fermarmi sul tema del disegno non solo come strumento di apprendimento, ma anche come oggetto autonomo di fortuna collezionistica ed espositiva.
E se la pittura di Reni continua a godere di una massima valorizzazione critica, lo stesso non si può dire, tranne alcune virtuose eccezioni, del disegno. La letteratura barocca è infatti un bacino di consapevolezza del groviglio intellettuale della sua grafica e della considerazione che i contemporanei ebbero del suo ruolo come disegnatore, e si riflette nella fortuna che i disegni hanno avuto come oggetto da collezione e di esposizione soprattutto in epoca contemporanea.
Guido Reni draughtsman: a more independent spirit
Questo tema ha spostato l’asse dello studio negli Stati Uniti, dove tra Otto e Novecento si è concentrato un fenomeno di collezionismo, acquisizione ed esibizione museale dei disegni di Guido Reni che costituisce un vero e proprio momento di svolta negli studi della grafica dell’artista. Tale argomento è divenuto il fulcro del mio progetto attuale.
Se è possibile ricostruire ancora un volto nuovo di Reni, l’impianto metodologico del progetto Quale Barocco? della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura, per il quale mi è stata assegnata una delle borse di studio per l’anno 2023, mi permette di centrare il focus dello studio nell’analisi di alcune mostre temporanee di disegni allestite negli Stati Uniti fra gli anni Trenta e gli anni Ottanta del Novecento. Seguendo il percorso dei fogli tra America e Canada, proverò a rispondere al quesito di “quale” Guido Reni sia stato accolto, studiato e rivalutato oltreoceano nel corso del Novecento, mentre l’Europa si stringeva attorno alla redazione del suo catalogo di pittura.
Lo studio si concentra sulla fase che ha dato vita a un vero fenomeno di mercato di cui furono protagonisti, in un modo tutto da seguire, collezionisti americani di inizio secolo quali i Cooper Hewitt, Joseph Cogswell, Charles Fairfax Murray; come le esposizioni hanno valorizzato questo materiale giunto dall’Europa, grazie a studiosi quali Catherine Johnston, Jacob Bean, Mimi Cazort. Quest’ultima definì Reni, all’interno della scuola bolognese, “an independent spirit” (1982).
Catalogo della mostra itinerante della collezione grafica di Chatsworth,USA 1962-1963
Testa femminile, Houston, Museum of Fine Arts
Testa di uomo barbuto, Cambridge, Fogg Art Museum
Studio di volto femminile, New York, MET