La settimana si apre con la presentazione dei nuovi borsisti di Quale Barocco?. Nel post di oggi del blog Barocca-mente Bella Takushinova ci parla del suo progetto di ricerca volto a indagare la fortuna del Barocco in Russia nel corso del XX secolo attraverso l’analisi delle due grandi mostre che ebbero luogo a San Pietroburgo in due periodi storici diametralmente opposti.
«Un indovinello avvolto in un mistero all’interno di un enigma»
Nonostante la plurisecolare storia di relazioni culturali tra l’Occidente e la Russia, per la maggior parte degli europei quest’ultima rimane ancora, secondo la calzante espressione del più noto politico britannico del secolo scorso – Winston Churchill –,
“un indovinello avvolto in un mistero dentro un enigma”.
Vi svelerò un piccolo paradosso: lo è sempre stata per molti dei suoi stessi abitanti. Eppure, tra le cose che più legano lo sconfinato paese nordico all’Europa in generale e all’Italia in particolare, a mio avviso, un posto prioritario è occupato dall’arte.
E, come vedremo, spettò proprio al Barocco svolgere un ruolo fondamentale in questa lunga e felice storia di avvicinamento artistico e culturale.
Bella all’Archivio di Stato di Napoli
P.A. Rotari, Ritratto della principessa Ekaterina Petrovna Holstein-Beck, 1762, Pasadena (CA), Norton Simon Museum, e una pagina del suo diario di viaggio del 1791 sulla visita al Museo di Capodimonte
Napoli, un viaggio nel tempo
La mia conoscenza diretta del patrimonio artistico italiano è iniziata a Napoli, la città che visse una delle stagioni barocche più felici in Europa. Ed è qui che il mio percorso professionale ha cominciato a prendere forma. Nel 2017, nell’ambito della mia ricerca di dottorato in Storia dell’Arte, ho iniziato a studiare i resoconti inediti dei viaggiatori russi dell’epoca del Grand Tour nella penisola italiana, e in particolare nel Regno di Napoli. Un filo conduttore di testimonianze scritte da questi viaggiatori tra il XVII e il XVIII secolo – per lo più diplomatici di alto rango e membri della più altolocata aristocrazia dell’epoca dell’Illuminismo, molti dei quali divennero i primi grandi collezionisti dell’arte italiana in Russia – è il loro profondo interesse per la pittura e la scultura italiana di gusto barocco. Nel caso di Napoli, la famosa collezione Farnese, i cui ultimi nuclei furono trasferiti nella capitale borbonica sul finire del Secolo dei Lumi, divenne parte integrante del patrimonio della città partenopea.
La città più barocca della Russia
Un interesse così profondo dei viaggiatori dell’epoca per l’arte barocca italiana non è affatto casuale. A questo proposito, vale la pena ricordare una caratteristica fondamentale della storia dell’introduzione e formazione dell’arte di tipo occidentale in Russia, dove non si registrò un Rinascimento nel senso europeo del termine, a causa delle grandi distanze tra il paese degli zar e i principali centri culturali europei, da un lato, e del forte attaccamento della cultura locale alle sue tradizioni ortodosse e all’eredità bizantina, dall’altro. Alcune caratteristiche della secolarizzazione dell’arte russa antica cominciarono a manifestarsi negli ultimi decenni del XVII secolo, a buon diritto riconosciuto dagli storici come un periodo di transizione da uno Stato tardomedievale alla nascita di una nuova realtà politica e culturale dal carattere laico. In un certo senso la Russia passò da un’arte di matrice bizantina direttamente al Barocco europeo.
Già i primissimi anni del XVIII secolo furono segnati da grandi cambiamenti politici e culturali che avrebbero determinato lo sviluppo del Paese in chiave secolare e il suo avvicinamento all’Europa per i secoli a venire. L’epoca delle riforme di Pietro il Grande non solo avrebbe portato a un progresso tecnico senza precedenti, ma anche alla costruzione di San Pietroburgo, destinata a diventare la nuova capitale. È con la città sul fiume Neva – passata alla storia con il nome di Venezia del Nord, grazie a un’intrecciata rete di canali, e definita da Francesco Algarotti nel 1739 “un gran finestrone […] per cui la Russia guarda in Europa” – che si collega la storia dell’origine e dello sviluppo del Barocco in Russia. Ed è proprio la città di Pietro, protagonista del mio progetto, a risultare strettamente associata ai nomi di artisti italiani (e ticinesi) come Domenico Trezzini, Nicola Michetti, Gaetano Chiaveri, Carlo e Francesco Bartolomeo Rastrelli, Antonio Rinaldi, Giacomo Quarenghi. Essa ospitò, non a caso, le due mostre oggetto primario della mia ricerca.
Bottega di Francesco Bartolomeo Rastrelli, Palazzo d’Inverno visto dal lato dell’Ammiragliato, facciata ovest, 1761, San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage
Il lungo Novecento russo: fortuna, sfortuna e poi… fortuna del Barocco
Pur essendomi occupata in precedenza di epoche più antiche, la possibilità di affrontare un tema così complesso quale la fortuna del Barocco in Russia nel Novecento mi è parsa una sfida interessante. Nato dal bando del 2023 della Fondazione 1563 intitolato Quale Barocco?, il mio progetto è volto ad indagare la fortuna vissuta dal Barocco in Russia nel corso del lungo e controverso XX secolo, mediante l’analisi delle due grandi esposizioni pietroburghesi. Il progetto Due grandi mostre sul Barocco a San Pietroburgo (1912, 1984). Protagonisti, allestimenti, cataloghi, saggistica mira a ricostruire i presupposti storico-artistici, socioculturali e politici che precedettero le due esposizioni, nonché l’impatto che tali eventi ebbero, a loro volta, sulle mostre successive dedicate al Barocco in Russia negli anni seguenti.
Eugene Lanceray, manifesto della mostra Lomonosov e l’età dell’Imperatrice Elisabetta Petrovna, tenutasi a San Pietroburgo nel 1912
Catalogo della mostra Arte russa dell’epoca barocca, tenutasi nell’allora Leningrado nel 1984
Un’indagine volta ad affrontare due periodi storici cruciali: quello prerivoluzionario con la mostra del 1912 intitolata Lomonosov e l’età dell’imperatrice Elisabetta Petrovna e gli anni che precedettero la caduta dell’URSS con l’esposizione del 1984 Arte russa dell’epoca barocca.
Una ricerca fatta di domande, la più importante delle quali è il perché dell’abbandono dell’interesse per l’arte barocca nel primo ventennio del Novecento, seguito da mezzo secolo di stagnazione dell’attività espositiva legata alle tematiche in esame. Per poi, invece, registrare e comprendere il graduale ritorno dell’interesse per il Barocco a partire dagli ultimi decenni del Novecento.
Se siete interessati a questo affascinante viaggio che percorrerò nel corso dei prossimi mesi da una mediatrice tra due culture, vi invito a seguirmi sul blog Barocca-mente!