Il post di questa settimana di Barocca-mente ci porta, con Giulia Iseppi, alla scoperta di una delle prime, pionieristiche, mostre di pittura bolognese del Seicento e Settecento, allestita a New York nel 1962.
La prima mostra dedicata ai pittori bolognesi del Sei e Settecento in America. Questo è Baroque Bolognese Painters, l’esposizione che apre i battenti il 27 febbraio 1962 fino all’8 aprile al Finch College di New York. Meno di due mesi per visitare la prima esposizione che, in maniera programmatica, seleziona dalle più ricche collezioni private degli Stati Uniti i migliori esemplari di pittura bolognese del periodo barocco.
La mostra si offre al pubblico corredata di un catalogo assai stringato: ridotto dal punto di vista delle dimensioni, conta solo una decina di pagine, andando ad assomigliare più a un libello di accompagnamento portatile che a un volume. All’interno, nessuna introduzione o saggio presenta le ragioni della mostra, ma si legge solo l’elenco degli artisti con i loro dati essenziali e le loro opere esposte in ordine alfabetico. Gli artisti selezionati vanno dai pittori di fine Cinquecento – come Denjs Calvaert – ai grandi protagonisti del Seicento, i Carracci, Guido Reni, Domenichino, Francesco Albani, fino a Giuseppe Maria Crespi e Donato Creti. A loro vengono accostati i protagonisti delle “neighboring cities” di Ferrara e Parma: lo Scarsellino, Carlo Bononi, Guido Cagnacci.
Come gli studi vanno via via dimostrando, gli anni Sessanta segnano, nel processo di evoluzione del gusto per la pittura barocca bolognese negli Stati Uniti, un momento di svolta. Grande risonanza e successo di pubblico sta in quel momento riscuotendo, a Bologna, la serie delle ‘Biennali d’Arte Antica’, allestite fino al 1979 nei locali dell’Archiginnasio. Dalla mostra su Guido Reni (1954) a quella dei Carracci (1956), fino ai Maestri della pittura del Seicento Emiliano (1959) e all’Ideale Classico del Seicento e la pittura di paesaggio (1962), tenutasi nel settembre dello stesso anno della mostra americana, i pittori bolognesi del periodo barocco ricevono una rinnovata attenzione sia dal punto di vista degli studi che nell’ambito del collezionismo. Riconquistano la ribalta del palcoscenico internazionale e diventano nomi di punta nelle occasioni espositive.
La copertina del catalogo
Una mostra nel cuore di Manhattan
62-64 East 78th Street, Upper East Side. Questo l’indirizzo del Finch College, che ospita la mostra. Situato tra Madison Avenue e Park Avenue, in una delle zone più ricche e prestigiose di New York, il college era stato un istituto educativo femminile fondato dall’attivista per i diritti delle donne Jessica Finch, trasformato in scuola d’arte nel 1952 e poi purtroppo chiuso per mancanza di fondi nel 1976.
É l’allora direttore della Old Masters Wing dell’Art Gallery del Finch a volere la mostra. Si tratta nientemeno che di Robert Manning, direttore di quella sezione – appena assunto nel 1961 -, storico dell’arte impegnato a tenere i corsi universitari e lui stesso collezionista. Insieme alla moglie Bertina Suida (figlia del celebre storico dell’arte Wilhelm), sta mettendo insieme una delle più prestigiose raccolte americane di dipinti italiani, divisa oggi fra IL MET, la Morgan Library e la National Gallery di Washington. I coniugi Manning aprono le porte della loro casa, che diventa un punto di riferimento per gli studiosi e gli appassionati:
The Mannings were known for making their collection at their hotel available at the students, curators and many others around the world
Così il 10 ottobre 1992, giorno della morte di Bertina, il New York Times descrive il loro stile come collezionisti.
Proprio all’importante ruolo svolto della famiglia Suida-Manning nella formazione delle collezioni private americane e nel mercato antiquario è dedicato il progetto di ricerca condotto da Ilaria Serati per Quale Barocco?.
L’esterno del Finch College prima dei restauri all’edificio
Bologna made in USA
Grazie ai contatti che i Mannings intrattengono, la mostra può essere montata senza prestiti esteri, contando esclusivamente sui collezionisti americani che progressivamente stanno arricchendo le proprie raccolte con capolavori di pittura bolognese. L’albo dei prestatori comprende così, per esempio, la Samuel H. Kress Foundation e il collezionista ungherese Paul H. Ganz. Ma ben poco sarebbe possibile senza il sostanziale contributo del Great Collector: Walter Chrysler jr.
La collezione Chrysler si è da poco guadagnata piena fama con un vero e proprio tour promozionale per gli Stati Uniti. I suoi cento migliori capolavori partono nel marzo 1956 dal Portland Art Museum in Oregon per poi viaggiare a Seattle, San Francisco, Los Angeles, Kansas City, Detroit e Boston. L’esposizione, curata dai Mannings, si porta dietro un’importante campagna attribuiva delle opere, alcune ancora oggi confermate, altre poi riviste del tutto o in parte, ma tutte merito di un incredibile intuito. Nel 1958, gli Stati Uniti assistono all’“inaugural exhibition” del Chrysler Art Museum a Provincetown (Massachussets), dove il magnate esibisce per la prima volta tutta la sua variegata collezione, compresi i dipinti, schedati da Bertina Suida Manning.
Fiore all’occhiello della collezione è L’incontro di David e Abigail di Guido Reni, entrato in collezione qualche anno prima, che viene scelto come immagine di copertina del catalogo della mostra dei bolognesi.
Fra i capolavori, spicca la Venere con un satiro e due amorini attribuita ad Annibale Carracci da Bertina, nota in più versioni. Oggi questo esemplare è considerato per lo più una copia dell’autografo originale conservato agli Uffizi di Firenze ma la versione Chrysler è di una qualità tale da essere considerata da alcuni studiosi un’altra variante autografa di Annibale.
E ben prima di approdare a Bologna per la mostra monografica del 1968, Guercino figura fra i capolavori Chrysler con il Sansone porge ai genitori il favo di miele, esposto per la prima volta nella mostra itinerante del 1956-57 e poi in quella newyorkese nel 1962.
I Mannings firmano le schede di un catalogo stringato ma che si dimostra un’assoluta novità. A metà del secolo, Walter Chrysler rappresenta la migliore pittura bolognese in America.
Guercino, Sansone dona ai genitori il favo di miele, Norfolk, W. Chrysler Museum
Annibale Carracci (copia da), Venere con satiro e due amorini, Norfolk, W. Chrysler Museum