Con il post di questa settimana continuiamo a conoscere i borsisti della tornata 2023 di Quale Barocco?. Vincenzo Sorrentino ci racconta di com’è nata la sua passione per la storia dell’arte e del suo progetto sulle mostre d’arte napoletana barocca negli USA: A Taste for Naples. Le mostre americane degli anni Ottanta sul Seicento napoletano.
Una mostra e un esame
Da che ho memoria sono sempre stato appassionato di storia dell’arte.
Fin da bambino, le “figure” nei libri illustrati esercitavano grande fascino su di me e la passione per la mitologia greca mi rendeva particolarmente graditi i quadri con questi soggetti. Così, quando a quasi undici anni, era la primavera del 2001, visitai con un gruppo di amici e le nostre mamme la mostra Luca Giordano 1634-1705 a Castel Sant’Elmo, a Napoli, alcuni dipinti fecero breccia nel mio immaginario di piccolo nerd dei miti.
Tra i particolari che mi colpirono di più ci furono l’invenzione dei capelli scroscianti che diventano d’acqua in un Trionfo di Galatea della Galleria Palatina di Firenze e uno scudo costituito da un guscio di tartaruga nel Perseo della National Gallery di Londra.
A lungo quelle immagini sarebbero rimaste sopite, per poi riemergere, a distanza di anni, sollecitate dall’esame di Storia dell’arte moderna in Italia e in Europa, a detta di molti il più impegnativo del corso di laurea in Scienze dei Beni Culturali all’Università di Pisa, e che l’anno in cui lo frequentai io – era il 2009/10 – era dedicato interamente al Seicento. Giordano non era tra i tanti – troppi? – artisti da conoscere all’esame, ma io sapevo che faceva parte della scuola napoletana e, fosse stato necessario, sarei stato pronto a dire tutto quello che sapevo su lui… Solo ora, mi rendo conto di quanto poco fosse!
Vincenzo al Museo regionale di Messina
Luca Giordano, Trionfo di Galatea, Firenze, Palazzo Pitti (da Wikipedia)
Catalogo della mostra Painting in Naples 1606-1705. From Caravaggio to Giordano, Londra 1982
Il progetto
Il progetto che ho proposto alla Fondazione ricuce, in qualche modo, queste esperienze, i miei ricordi da preadolescente e lo studio, a lungo ineguagliato, per un esame universitario. Durante quest’anno, infatti, ho intenzione di approfondire, in maniera monografica e, successivamente, comparatistica, quattro mostre che si tennero negli Stati Uniti negli anni Ottanta del Novecento e che presero in considerazione l’arte barocca napoletana.
Faccio riferimento a: Painting in Naples 1606-1705 (Royal Academy of Arts, Londra e National Gallery of Art, Washington D.C. 1982-1983); Bernardo Cavallino of Naples (Cleveland Museum of Art, Cleveland e Kimbell Art Museum, Fort Worth 1984-1985), The Age of Caravaggio (Metropolitan Museum of Art, New York 1985) e A Taste for Angels. Neapolitan Painting in North America 1650-1750 (Yale University Art Gallery, New Haven; Ringling Museum, Sarasota e Nelson-Atkins Museum, Kansas City 1987-1988). Per sedi espositive, soggetti coinvolti e pubblici di riferimento, le mostre che ho individuato sono molto diverse tra loro, eppure ciascuna di esse ebbe, oltreoceano, il ruolo determinante di accendere l’interesse per la pittura del Seicento italiano al di fuori di Roma e, in particolare, di accelerare la conoscenza di quella napoletana. Elizabeth Cropper, nel recensire l’edizione londinese della prima mostra, scrisse che “the exhibition itself removes any lingering doubts about the importance of its subject”, per poi sollecitare i lettori del Burlington Magazine a rivedere l’idea preconcetta di una Napoli “provinciale” rispetto ai fatti artistici del Seicento europeo.
Premesse ed esiti
L’idea di focalizzare il mio studio ai soli anni Ottanta nasce da un’intuizione. Infatti, in Campania, il decennio si era aperto con un evento catastrofico che aveva causato non solo numerose vittime, ma che aveva anche messo a dura prova la macchina statale della tutela dei beni culturali: il terremoto in Irpinia del 23 novembre 1980. Un simile episodio avrebbe potuto cancellare gli eventi espositivi immaginati in partenariato con musei napoletani; viceversa, il momento emergenziale fu trasformato dai dirigenti di allora in un’opportunità: quella di far partire opere che mai avevano lasciato il contesto per cui erano state realizzate e che, ricoverate in depositi d’emergenza, sarebbero comunque state a lungo lontane dalle loro sedi originarie. Il sisma fece da spartiacque tra due eventi epocali per la storia delle mostre d’arte antica a Napoli: Civiltà del Settecento (varie sedi, Napoli e Caserta 1979-80) e Civiltà del Seicento (varie sedi, Napoli 1984-85), i cui cataloghi costituirono la più ampia ricognizione mai tentata sulla storia delle arti a Napoli in ciascun secolo e che si ramificarono sul territorio attraverso un generoso scambio di restauri e prestiti. I diversi decenni trascorsi da questi eventi rendono possibile oggi una loro rilettura critica, servendoci delle testimonianze di chi era presente e fu coinvolto in prima persona in quelle mostre, ma anche provando a capire quanto esse furono premonitrici (o forse complici?) dei successivi andamenti della critica, stimolando nuove ricerche, progetti di catalogazione, iniziative editoriali e di sistematizzazione delle conoscenze.
È un progetto ambizioso, certo, ma che credo potrà riservare interessanti sorprese e sul quale vi terrò aggiornati nei prossimi post.
Catalogo della mostra Civiltà del Seicento a Napoli, Napoli 1984