Età e Cultura del Barocco (secoli XVII-XVIII)
Le borse 2019, individuali, intendono promuovere studi originali, incentrati sull’Età e la Cultura del Barocco
nei limiti cronologici dei secoli XVII e XVIII. I progetti candidati dovranno sviluppare un tema di ricerca
libero, articolato a scelta nelle diverse discipline umanistiche, con attenzione al rapporto tra la dimensione
locale e quella globale degli studi.
Si favorisce la presentazione di ricerche in grado di dimostrare un’agile padronanza multidisciplinare, aperte sul piano metodologico a percorsi interdisciplinari, ricettive verso le potenzialità offerte dagli strumenti digitali.
Scadenza 27/07/2019 – Bando CHIUSO
Ricerche concluse
Per maggiori informazioni sul testo del bando si rimanda al sito web della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.
Alessandro Corsi
La rete culturale dei professori gesuiti nella Provincia Mediolanensis durante il XVII secolo. Docenze, mobilità e scambi eruditi nell’élite intellettuale della Compagnia di Gesù tra Piemonte, Liguria e Lombardia in Età barocca (1615-1730)
Tutor: Emanuele Colombo
Al fine di contestualizzare le strategie educative e le politiche socio-culturali adottate dalla Compagnia di Gesù nella Pianura Padana occidentale in età barocca, il saggio di Corsi illustra la prosopografia dei docenti gesuiti censiti negli insediamenti della Provincia Mediolanensis tra il 1615 e il 1730, presentando i risultati emersi dalle indagini svolte sui cataloghi Primi e Breves conservati all’ARSI.
Una premessa metodologica relativa al funzionamento del database relazionale creato per l’elaborazione dei dati introduce la proposta di una periodizzazione della storia della Compagnia nella provincia amministrativa compiuta sulla base dei riscontri demografici. Nella seconda parte, lo studio della mobilità interna alla circoscrizione religiosa si concentra su alcuni momenti chiave che all’epoca interessarono i professori della Mediolanensis, ossia la Guerra dei Trent’Anni e i provvedimenti restrittivi emanati da Vittorio Amedeo II nei confronti degli istituti scolastici sabaudi. Infine, l’ambiente culturale legato ai praefecti studiorum di Brera tra il 1660 e il 1730 è stato ricostruito valorizzando l’apporto socio-erudito del docente di etica delle Cannobiane, P. Corrado Confalonieri.
Il volume è pubblicato nella collana Alti Studi sull’Età e la Cultura del Barocco della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.
Alessandra Cosmi
La Regia Manifattura di arazzi dei Savoia (1731-1833). Catalogo completo
Tutor: Lucia Meoni
Nel 1731 Carlo Emanuele III richiamò l’arazziere Vittorio Demignot e il pittore Claudio Francesco Beaumont con l’intento di aprire un’arazzeria a Torino. La Regia Manifattura venne poi ufficialmente istituita nel 1737: Beaumont era incaricato di eseguire, insieme ai suoi collaboratori, i cartoni per gli arazzi, Demignot doveva dirigere il laboratorio di basso liccio e Antonio Dini – chiamato da Venezia nell’ottobre del 1736 – quello di alto liccio.
Nonostante la considerevole bibliografia, il testo costituisce il primo catalogo completo che ripercorre l’attività della manifattura dal 1731 al 1799 e dal 1823 al 1833, includendo tutti i lavori eseguiti, con aggiunte di arazzi inediti o mai pubblicati. Inoltre, la documentazione consultata ha permesso di rintracciare notizie solitamente poco considerate. Si tratta degli aspetti organizzativi e tecnici, relativi alla fornitura dei filati in seta e lana, di filo d’oro e d’argento, della tela per realizzare i bozzetti e i cartoni preparatori, ma anche di materiali necessari alla costruzione e alla manutenzione dei telai. Ricoprono poi una particolare importanza i documenti sulla gestione dei due laboratori e delle paghe di lavoranti e apprendisti.
Il volume è pubblicato nella collana Alti Studi sull’Età e la Cultura del Barocco della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.
Gianluca Forgione
I simulacri delle cose. La Cappella Sansevero e il barocco romano
Tutor: Francesco Caglioti
Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, fu allievo dei gesuiti a Roma dal 1720 al 1730. Il volume ricostruisce per la prima volta l’importanza che tale esperienza rivestì nella formazione di Raimondo e nelle scelte ch’egli intraprese in occasione della decorazione del suo tempio di famiglia a Napoli, un’impresa che lo impegnò dagli anni quaranta sino alla morte nel 1771.
Nell’Urbe Di Sangro ebbe modo di assimilare in ogni sua forma la tradizione barocca, e di assistere nelle chiese e nelle piazze a spettacoli effimeri che plasmarono la sua immaginazione. La ricerca prende in esame le opere della Cappella Sansevero che denunciano più chiaramente la loro matrice culturale romana: lo scenografico altare maggiore, la cripta rocciosa cui era destinato il Cristo velato di Giuseppe Sanmartino e il Disinganno di Francesco Queirolo.
Il volume è pubblicato nella collana Alti Studi sull’Età e la Cultura del Barocco della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.
Antonio Iommelli
“Vaticani firmamenti sidus”. Francesco Adriano (1581-1655) e la famiglia Ceva a Roma nel XVII secolo
Tutor: Raffella Morselli
L’individuazione di numerose carte relative a Francesco Adriano Ceva, originario di Mondovì (1581-1655), ha permesso di tracciare il profilo biografico e la personalità di un uomo modesto e ricercato, esponente di una delle più antiche casate della nobiltà piemontese.
Entrato al servizio di Maffeo Barberini nel 1601, il monregalese lo seguì in Francia dove fu nominato suo segretario personale, successo coronato nell’Urbe con il titolo di maestro di camera. Ma la svolta decisiva arrivò nel 1632 quando, in qualità di nunzio straordinario, raggiunse la corte di Luigi XIII, premiato dal papa con la carica di segretario di Stato e la cappa cardinalizia.
La sua inclinazione per le arti gli valse un posto di rilievo accanto a Urbano VIII, entrando in contatto con diversi artisti, tra cui Francesco Borromini, Niccolò Tornioli e Alessandro Cungi. Seguendo le sue orme, alcuni parenti giunsero a Roma, attratti dalla possibilità di una brillante carriera, come il coppiere Giovanni Battista; monsignor Francesco Adriano junior; il conte Carlo Ottavio, uomo dalla dubbia reputazione; e Ortensio Giacinto, ultimo rappresentante della casata, protettore di diversi artisti tra Roma e Torino.
Il volume è pubblicato nella collana Alti Studi sull’Età e la Cultura del Barocco della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.
Massimo Romeri
Il percorso di Alessandro Casella dalla Valtellina al Valentino
Tutor: Giuseppe Dardanello
Tra le imprese dei maestri stuccatori luganesi attive in Lombardia dagli anni Venti del Seicento emerge quella dello stuccatore di Carona Alessandro Casella (1596-1656).
Casella realizza per due decenni apparati decorativi di primaria importanza per il rinnovamento delle chiese in Valtellina, per poi spostarsi in Piemonte, sulla scia delle attività di Isidoro Bianchi, nelle residenze sabaude e non solo: è fondamentale la sua presenza al Castello del Valentino (1646-48). Qui, anche grazie ai contatti con l’ambiente culturale della capitale, il suo linguaggio porta alle estreme conseguenze un processo che vede l’inversione gerarchica tra il quadro e il margine a stucco, con il predominio di quest’ultimo.
Attraverso l’analisi delle opere, e soprattutto della prima parte della carriera di questo maestro, si trovano legami con la cultura lombarda contemporanea, con scultori, stuccatori, architetti e pittori. Casella è abilissimo nel modellare le figure con un senso espressivo molto forte. Una capacità che è riconosciuta dai suoi contemporanei, e che ne sancisce il successo.
Il volume è pubblicato nella collana Alti Studi sull’Età e la Cultura del Barocco della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.
Giuseppe Fulvio Maurilio Accardi
Reti gianseniste nei domini sabaudi (XVII-XVIII secolo). La difficile uniformità della politica ecclesiastica
Tutor: Paolo Cozzo
L’Italia dell’età barocca fu un laboratorio composito, in cui vari campi e rapporti di potere s’intrecciarono con le più varie componenti socio-politiche, religiose e culturali.
La costruzione di nuovi equilibri tra gli Stati italiani e quelli transalpini fu favorita dalla circolazione degli intellettuali e dalla creazione di élites.
La ricerca presentata da Accardi ha aperto nuove prospettive storiografiche sugli Stati sabaudi nel periodo 1650-1750. Per raggiungere quest’obiettivo, è stata realizzata una ricerca quali-quantitativa. Campioni della ricerca sono stati le élites gianseniste che dai domini sabaudi si diffusero nella penisola italiana. L’interdipendenza delle comunicazioni tra i singoli intellettuali è stata analizzata come strumento per attuare specifiche forme di comportamento nei confronti di altre élites culturali e di potere. Inoltre, è stata realizzata una mappatura dei giansenisti sabaudi e delle loro circolazioni, sulla base di alcune fonti inedite trovate negli archivi locali. Infine, le loro reti socio-culturali sono state interrogate utilizzando i recenti strumenti digitali offerti dalla social network analysis.
Il volume è pubblicato nella collana Alti Studi sull’Età e la Cultura del Barocco della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo.