Il nuovo post di Barocca-mente ci racconta di lacche veneziane del Settecento: andiamo alla scoperta della mostra del 1938 a Ca’ Rezzonico tra mobilio laccato e cineserie.
Intagliatore e depentore veneziano del XVIII secolo, Bonegrazie facente parte del fornimento in lacca verde a ‘cineserie’ già a Ca’ Calbo-Crotta agli Scalzi sul Canal Grande, Venezia, Ca’ Rezzonico Museo del Settecento Veneziano
La mostra di Ca’ Rezzonico
“Ogni sala si trasforma in ambiente pieno di senso del tempo, per cui ogni cosa par anche più rara e più bella nell’intimità suggerita dall’agile gusto dell’ordinatore. Oggi non si amano più le vetrine colme e le stanze ingombre di minuta suppellettile, elencata pezzo per pezzo con cartellini illeggibili ed esposta senza decoro. Il direttore di museo deve fare una scelta rigorosa, da storico e da artista. La quantità, cara agli eruditi, viene diminuita a tutto vantaggio della qualità. Sembra di entrare in un appartamento di casa patrizia arredata da un fastoso signore: tutti i mobili e gli oggetti laccati sono tutti esemplari tipici, geniali creazioni”
Giuseppe Marchiori, Venezia. Le mostre delle lacche e degli argenti veneziani, in ‘Emporium’, 1938, Vol. LXXXVIII, n. 526, p. 229.
Il 25 aprile del 1938, al terzo piano di Ca’ Rezzonico, fu inaugurata la mostra delle Lacche veneziane del Settecento, curata da Giulio Lorenzetti. Questa esposizione era la terza di una serie di rassegne “settecentesche” e seguiva quelle delle Porcellane del 1936 e delle Feste e Maschere del 1937. Come sottolineato nel saggio introduttivo del catalogo:
“queste annuali mostre di Cà Rezzonico che […] hanno lo scopo di rievocare e di illustrare i diversi e molteplici aspetti dell’arte, della vita, del costume veneziano del settecento”
L’esposizione si articolava in sette sale, con le opere sistemate entro vetrine moderniste, e l’ordinamento rifletteva un approccio tematico e cronologico volto a valorizzare la diversità e l’evoluzione della lacca a Venezia durante il Settecento. La prima sala, della Spinetta e delle Lacche Nere Rosse ed Oro, metteva in evidenza esemplari di lacca veneziana del XVII secolo, con decorazioni dorate su fondo nero o rosso e soggetti a “cineserie”. La seconda sala, dedicata alle Lacche Gialle e al Grande Servizio di Toeletta, ospitava mobili caratterizzati da una dominante di giallo intenso su cui si distingueva la policromia dei motivi floreali. Successivamente, nella sala dei Due “Bureaux-Trumeaux” si potevano ammirare esemplari notevoli di lacca veneziana del primo Settecento. La sala della Culla e degli Specchi presentava, al centro, una splendida culla a paniere, già in collezione Donà dalle Rose, all’epoca di Antonio Carrer, e, lungo le pareti, una ricca varietà di specchi da tavolo, quindici esemplari tutti diversi l’uno dall’altro, che:
“dimostrano all’evidenza, come, anche nel trattare e svolgere uno stesso tema, il ‘depentore’ e l’intagliatore veneziano sapessero dar prova stupenda di inesauribile fantasia”
La quinta sala, delle Lacche verdi, gialle ed oro, raccoglieva i mobili più ricchi e rari della mostra, dove “la bellezza e l’armonia della forma si accompagnano alla più raffinata intonazione coloristica delle lacche”. Tra gli oggetti esposti si notava il Bureau-trumeau verde, oro e nero, e alcuni mobili del salotto Calbo-Crotta (il restante era, ed è, allestito nella sala 18ª al secondo piano del museo). Infine, la sala degli oggetti minori offriva una vasta gamma di piccoli manufatti che arricchivano la vita domestica veneziana. L’esposizione terminava nella Sala dei costumi dov’era allestito il celeberrimo battente di porta laccato, tradizionalmente attribuito a Giambattista o Giandomenico Tiepolo.
Intagliatore e depentore veneziani del XVIII secolo, Culla a paniere, già in collezione Donà dalle Rose, nel 1938 proprietà di Antonio Carrer
Il mobile laccato settecentesco e la sua riscoperta
La mostra di Ca’ Rezzonico, definita ‘grandiosa’ da Clara Santini, rappresenta un momento cruciale nella riscoperta del mobile laccato settecentesco, evidenziando un processo di rivalutazione già in atto. Pioniere di questi studi fu Giuseppe Morazzoni, Direttore del Museo Teatrale della Scala di Milano, che inizialmente dedicò un articolo alle lacche veneziane del Settecento sulla rivista “Dedalo” nel 1925, seguito dalla monografia Il mobile veneziano del ‘700, pubblicata da Bestetti & Tumminelli a Milano nel 1927 a cui seguirono, dopo la Seconda Guerra Mondiale, altri contributi. Partecipò anche al comitato generale della mostra del Settecento italiano del 1929, curando assieme ad altri la sezione dedicata al mobilio.
Va ricordato, come osservò Alvar Gonzalez-Palacios nel 1969, che, dopo i contributi di Morazzoni e Lorenzetti, lo studio della lacca rimane ancora oggi episodico e discontinuo.
Il crescente interesse per questa tipologia di manufatti si tradusse in una notevole presenza negli allestimenti, sia temporanei che permanenti.
A Ca’ Rezzonico è proprio il celeberrimo salotto Calbo Crotta a dare il nome alla sala che lo ospita, detta delle lacche verdi; esso figurava già nell’allestimento goldoniano del 1907 al Correr e alla mostra del 1929.
Secondo di Lorenzetti, rappresentava un:
“insieme stupendo, sia per l’ottima conservazione delle lacche verdi-oro e degli intagli, sia per la rara bellezza delle sete, sia infine per il garbo e lo spirito con cui i mobili sono costruiti, e le scenette di gusto cinese che formano ornamento – le ‘cineserie’, come erano chiamate allora – sono interpretate, composte e dorate: l’arte del mobile laccato veneziano del secolo, raramente raggiunse tal grado di perfezione e di squisita signorilità”
Intagliatore e depentore veneziano del XVIII secolo, Cassettone facente parte del fornimento in lacca verde a ‘cineserie’ già a Ca’ Calbo-Crotta agli Scalzi sul Canal Grande, Venezia, Ca’ Rezzonico Museo del Settecento Veneziano
Dall’oriente a Venezia: importazione, imitazione e creazione della lacca
Tecnica d’antichissima origine orientale, la lacca è una resina estratta da varie specie di alberi dell’urushi che, una volta applicata e asciugata, forma uno strato duro e lucido. In Cina, dove si conservano reperti che risalgono alla dinastia Shang (1600-1046 a.C.), la lacca veniva utilizzata da millenni.
Nel XVI secolo, manufatti laccati di cultura islamica iniziarono ad approdare con una certa frequenza a Venezia e in Europa, dov’erano apprezzati per la loro durabilità e brillantezza.
Nel XVII secolo, tra le lagune fu sviluppata una propria versione del processo di laccatura, conosciuta come “lacca veneziana”. Gli artigiani, i depentori, si specializzarono nella creazione di superfici laccate utilizzando tele di lino applicate con colle (per neutralizzare gli effetti delle variazioni atmosferiche sul legno), seguite da decorazioni pittoriche e più strati di “sandracca”, una vernice densa e viscosa derivata dalla gomma lacca.
Le decorazioni inizialmente imitavano le scene orientali ed esotiche, tuttavia, col tempo, iniziarono a rappresentare anche temi più originali e ‘veneziani’ come vedute e scene pastorali. Nel XVIII secolo, Venezia, insieme a Londra e Parigi, divenne un centro di produzione di lacche ‘all’europea’. La mania delle “cineserie”, ovvero la moda per tutto ciò che era in stile orientaleggiante come il salottino di Maria Amalia di Sassonia, contribuì a rendere la lacca estremamente popolare tra i ceti più abbienti, favorendo la diffusione di mobilio e oggetti finemente decorati, a intaglio o dipinti.
Giambattista o Giandomenico Tiepolo (attr.), Scene di genere, battente di porta laccata gialla, Venezia, Ca’ Rezzonico Museo del Settecento Veneziano
Tra i pezzi maggiormente apprezzati – oggi come allora – va ricordato il battente di porta laccato giallo, decorato da motivi floreali e da eleganti scene orientaleggianti nei comparti, i cui disegni sono tradizionalmente attribuiti a Tiepolo.
Esso, uno dei rari fornimenti propri di Ca’ Rezzonico, entrò in proprietà delle Gallerie dell’Accademia nel 1930, quando il mercante Adolf Loewi, dopo averla acquistato dall’ultimo proprietario del palazzo Lionello Hierschel de Minerbi, lo “donò” allo Stato in cambio della licenza d’esportazione per le altre tre porte.
Fu dapprima esposto nella Saletta Settecentesca delle Regie Gallerie, per poi essere riportato a Ca’ Rezzonico nel 1935 per essere posto nella sala dell’Allegoria Nuziale.
Depentore veneziano del XVIII secolo, Vassoio in legno laccato (part.), Collezione privata