L’appuntamento di oggi con Barocca-mente prende spunto del recupero di un mobile barocco appartenuto a Teodoro Correr, il fondatore dell’omonimo museo veneziano, per scoprire di più sulla presenza del Barocco nelle raccolte di Correr.
Il Recupero del Mobile Barocco di Teodoro Correr
Appena qualche anno fa, nel 2018, il Bollettino dei Musei Civici di Venezia ha riportato una notizia di grande interesse nella sezione “Attività”: il recupero di un prezioso mobile barocco intarsiato in madreperla, appartenuto a Teodoro Correr. Questo mobile era stato esposto nelle prime due sedi del Museo Correr, dal 1836 a Ca’ Correr presso San Giovanni Decollato e dal 1880 al Fondaco dei Turchi. Successivamente, venne smontato e “dimenticato nei depositi” del museo. Il protagonista del ritrovamento e promotore del restauro è stato Andrea Bellieni, direttore del Museo Correr. Bellieni ricorda:
“seguendo alcuni necessari spostamenti da un deposito all’altro di materiali eterogenei, riconobbi facilmente prima un ‘corpo’ e poi l’altro”.
La conferma dell’identità del pezzo è stata possibile grazie a un fascicolo di disegni commissionato nel 1859 da Vincenzo Lazari, primo vero direttore del Museo. I disegni documentavano dettagliatamente l’allestimento delle sale e, nella tavola che illustra la terza camera del primo piano, il mobile è chiaramente riconoscibile, utilizzato come vetrina per oggetti in vetro e porcellana. Il restauro, eseguito da Marco Menegatti e Lucia Del Negro, è stato preceduto da un’attenta analisi delle condizioni conservative. Il lavoro ha incluso la pulitura dei materiali e il reintegro delle parti mancanti, sia nelle componenti lignee che nell’intarsio in madreperla, restituendo al mobile la sua piena leggibilità.
Vincenzo Lazari (a cura di), Ordinamento primitivo della raccolta del N.H. Teodoro Correr, 1859. Venezia, Biblioteca del Museo Correr, Ms. Correr 1472, c. 25
Bernardo Castelli, Teodoro Correr, Venezia, Museo Correr
Mobile barocco, legno intarsiato in madreperla, Venezia, Museo Correr
Chi era Teodoro Correr?
Teodoro Correr, patrizio veneziano d’antica famiglia, si distinse per la sua riluttanza a rivestire i pubblici uffici, sia durante la Repubblica di Venezia che sotto le dominazioni francese e austriaca.
Dedicò la sua intera esistenza, insieme alle sue risorse finanziarie, alla raccolta e all’organizzazione di una preziosa collezione, che alla sua morte lasciò in eredità alla città.
Nacque a Venezia nel 1750 e la sua educazione si svolse presso i padri teatini di San Nicola da Tolentino e il collegio di San Cipriano a Murano. Nel 1775, a venticinque anni, entrò a far parte del Maggior Consiglio e fu eletto Savio agli Ordini.
Nonostante la ritrosia verso la vita pubblica, ricoprì diverse magistrature fino al 1788, anno in cui prese i voti come abate e si sottrasse definitivamente a ulteriori incarichi pubblici.
Già nel 1787, in una lettera al doge, chiese di essere sollevato dall’incarico di governare Treviso, citando la mancanza di risorse per svolgere tale funzione.
Dopo la caduta della Repubblica di Venezia, reiterò simili richieste ai governi occupanti francesi e austriaci, ottenendo l’esonero da incarichi pubblici.
Grazie a questa libertà, Correr si dedicò interamente alla sua passione per la collezione di opere d’arte, memorie patrie, cammei, antichità, archivi, biblioteche, bronzi e tante altre “classi” di oggetti.
Dopo il 1797, con l’abdicazione del Maggior Consiglio, il suo impegno nel preservare le memorie della civiltà veneziana si intensificò, giungendo alla donazione di tutta la sua collezione, il palazzo e i suoi beni alla città di Venezia. Come recitava la targa posta originariamente all’ingresso del Museo Correr:
“Teodoro Correr, vedendo la patria cadere, volle salvarne molte onorate memorie”
Il Barocco nella Collezione Correr
Un’osservazione attenta della collezione di Correr consente di percepire l’importanza rivestita dalla stagione barocca, ben rappresentato attraverso dipinti, arredi, disegni e stampe. La raccolta pittorica, formata tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, in un’epoca dominata dal gusto neoclassico, riflette un interesse straordinario per il barocco e per i “primitivi”. Questi ultimi sono presenti con capolavori di Antonello da Messina, Giovanni Bellini, Carpaccio e Cosmè Tura. Il Cinquecento, invece, è poco rappresentato, e mancano quasi del tutto i campioni del rinascimento veneziano – Tiziano, Tintoretto e Veronese – forse a causa dell’incapacità di competere con collezionisti più danarosi o per uno scarso interesse di Correr verso quella stagione artistica.
Le principali direttrici lungo cui si sviluppa la collezione rivelano un approccio originale e non convenzionale. Correr, che per varietà tipologiche tende all’enciclopedismo, dimostra un’apertura verso epoche diverse, con una particolare inclinazione per oggetti con valore documentario, familiare o di cimelio patrio. Lazari, nel 1859, osservava che spesso il collezionista doveva acquistare numerosi pezzi per ottenere quelli veramente pregevoli.
In un’epoca in cui l’interesse del patriziato veneziano per la pittura da cavalletto degli artisti contemporanei era modesto, l’attenzione di Correr per una certa arte e per determinati soggetti non fu casuale, ma il frutto di una selezione. Molto ben rappresentati, oltre ai cosiddetti “minori e comprimari”, sono Francesco Guardi e Pietro Longhi. Tuttavia, risulta significativa l’assenza di artisti come Piazzetta, Sebastiano Ricci e Giambattista Tiepolo, nonostante, dopo la morte di Giandomenico nel 1804, il valore delle opere del padre fosse diminuito e sarebbe stato facile per Teodoro acquistarle a prezzi vantaggiosi.
Pietro Longhi, Il ciarlatano, Venezia, Museo del Settecento veneziano di Ca’ Rezzonico
Francesco Guardi, Il Parlatorio, Venezia, Museo del Settecento veneziano di Ca’ Rezzonico
Vincenzo Lazari (a cura di), Ordinamento primitivo della raccolta del N.H. Teodoro Correr, 1859. Venezia, Biblioteca del Museo Correr, Ms. Correr 1472, c. 24
Questo potrebbe indicare una preferenza di Correr per soggetti modesti e intimi, piuttosto che per composizioni allegoriche e fastose.
Come osservato da Terisio Pignatti, Correr nutriva una particolare inclinazione per temi legati alla rappresentazione della società veneziana, tanto dimostrano le scene di costume di Guardi, come quelle del Ridotto e del Parlatorio, esposte già nell’allestimento di Ca’ Correr e circondate da numerose tele di Pietro Longhi. È probabile che Correr conoscesse personalmente i due maestri, ma è certo che intrattenne rapporti con i loro discendenti: acquistò il fondo di disegni di Longhi dal figlio Alessandro e quello di Guardi da Giacomo nel 1829.
Come spesso segnalato dalla critica, la collezione di Correr mostra uno scarso interesse per il genere delle vedute, ad eccezione di poche opere, come una veduta già attribuita alla bottega di Canaletto e una di Luca Carlevarijs. Correr sembrava più interessato a documentare le persone e le istituzioni che avevano plasmato Venezia, come i ritratti di dogi e procuratori, piuttosto che i suoi paesaggi urbani. Forse, da patrizio veneziano, considerava le vedute un genere più adatto ai forestieri.