Solo in occasione del bicentenario dalla nascita di Carlo Goldoni, nel 1907, il Settecento veneziano trovò spazio tra le sale del Museo Correr. Nel nuovo post di Barocca-mente scopriamo come una mostra temporanea si trasformò in una parte del percorso permanente del museo.

Nel 1907 la città di Venezia si preparava a onorare il bicentenario della nascita di uno dei suoi figli più illustri: Carlo Goldoni, il genio indiscusso del teatro italiano.

Le celebrazioni previste erano un susseguirsi di manifestazioni ed eventi, non solo nella città natale; un omaggio pensato per riscoprire il “riformatore del teatro italiano”, come venne definito durante un’assemblea solenne dell’Ateneo Veneto. E non poteva mancare una pubblica cerimonia in Campo San Bortolomio, dove sotto la statua di Goldoni fu affissa una “targa in bronzo, stile barocco” come ricordato da un articolo su l’Illustrazione Italiana. 

Fin dall’estate del 1906, Angelo Scrizi, direttore del Civico Museo Correr, era stato chiamato a far parte del comitato esecutivo per le celebrazioni goldoniane. La sua missione? Contribuire alla preparazione della mostra goldoniana che avrebbe inaugurato l’anno successivo.

Targa in bronzo in “stile barocco” posta nel 1907 alla base del monumento dedicato a Carlo Goldoni in San Bortolomio

Antonio Dal Zotto, Monumento a Carlo Goldoni, 1883, Venezia, Campo San Bortolomio

Fotografie della mostra goldoniana tratte da un articolo apparso su L’Illustrazione Italiana, anno XXXIV, n. 9, 3 Marzo 1907.

Le prime due sale erano un tripudio di eleganza: un salotto dorato e un altro in lacca gialla, alle pareti ritratti di piccole dimensioni nella prima, mentre nella seconda troneggiavano quelli ufficiali del doge Paolo Renier e della sua sposa Giustina Donà. La sala centrale, la più sontuosa, oltre al prezioso mobilio d’epoca, presentava manichini elegantemente vestiti, una portantina laccata e le vivaci rappresentazioni di Pietro Longhi, che dipinse scene di vita quotidiana veneziana, e le celebri tele di Francesco Guardi del “Ridotto” e del “Parlatorio”.

Si procedeva con la suggestiva “Sala cinese”, dove spiccava il mobilio Calbo Crotta, destinato a essere protagonista degli allestimenti nella mostra del Settecento del 1929 e del museo del Settecento di Ca’ Rezzonico inaugurato nel 1936.

Il percorso si concludeva nella “Sala Goldoniana”, dove la figura del celebre drammaturgo veniva omaggiata e ricordata attraverso due ritratti di Alessandro Longhi e, in una vetrina, preziose edizioni d’epoca delle sue commedie e alcuni documenti.

La mostra goldoniana

Il 25 febbraio, esattamente due secoli dopo la sua nascita, il Museo Correr, ancora allestito nel maestoso Fondaco dei Turchi, alzò il sipario su un’esposizione dedicata a Carlo Goldoni. Per la prima volta dal lontano 1832, anno di apertura al pubblico del Museo, venne resa fruibile alla collettività  una vasta collezione di “mobili settecenteschi, fino al 1907 custoditi nei depositi”, come riportato nella Guida illustrata del Museo Civico Correr edita nel 1910.

L’idea iniziale dei curatori era di concentrarsi sui documenti riguardanti Goldoni, sui cimeli e sui monumenti che ne ricordavano l’eredità, ma si decise presto di adottare un altro approccio: si optò per rappresentare Goldoni attraverso una ricostruzione, per certi versi di fantasia, della sua epoca. Seguendo un criterio museografico d’ambientazione, l’allestimento delle sale presentò al pubblico cinque ambienti settecenteschi, popolati da manichini vesti con abiti d’epoca.

Fotografie della Mostra goldoniana tratte da un articolo apparso su L’Illustrazione Italiana, anno XXXIV, n. 9, 3 Marzo 1907.

Allestimento della “Sala Cinese”

Da mostra temporanea ad allestimento permeante

Inizialmente pensata come una mostra temporanea aperta per soli due mesi, la sua popolarità sorprese tutti. Il 22 aprile del 1907, Scrinzi scrisse al sindaco Filippo Grimani annunciando che l’esposizione avrebbe riaperto il 27 aprile e sarebbe stata prorogata fino a maggio, così da permettere che gli ospiti della VII Esposizione internazionale d’arte (La Biennale) potessero visitare le sale della mostra goldoniana. 

Al termine del periodo di proroga dell’esposizione, per l’appartamento settecentesco si aprì un nuovo capitolo: anziché essere smantellato, divenne parte integrante dell’allestimento permanente del museo. Alcuni oggetti, prestati per l’occasione della mostra, furono restituiti ai loro proprietari, che non desideravano lasciarli in deposito al museo. Altri, invece, rimasero in deposito fino agli anni Trenta, come due vetrine settecentesche appartenenti al Conte Lionello Herschel De Minerbi. Rispetto alla mostra temporanea, come si osserva nelle fotografie, vennero inserite delle vetrine a protezione dei manichini con gli abiti d’epoca.

Entro il 1910, venne aggiunto al soffitto della sala centrale Il Trionfo delle Arti di Giandomenico Tiepolo, un brano del ciclo di affreschi strappati da Villa Tiepolo-Duodo a Zianigo acquistati nel 1908 dal Comune di Venezia e dallo Stato.

Assecondando gli standard espositivi e il gusto predominanti all’inizio del XX secolo, il Settecento veneziano cominciò il suo percorso di rivalutazione espositiva. In un arco di trent’anni, questa stagione artistica ottenne un notevole successo alla mostra del 1929 e fu definitivamente consacrata con l’inaugurazione di un museo ad essa dedicato, Ca’ Rezzonico.

Giandomenico Tiepolo, Trionfo delle Arti, 1759-60 ca., Venezia, Ca’ Rezzonico Museo del Settecento Veneziano

Allestimento della “Sala Goldoniana”

Allestimento della “Stanza prima”