Questa settimana, il nuovo post di Barocca-mente ci fa conoscere Ricardo de Orueta (1868-1939), lo storico dell’arte che dedicò tutta la sua vita alla riscoperta della scultura del Siglo de Oro

Da Malaga a Madrid

Ricardo de Orueta

Ricardo de Orueta

È a Ricardo de Orueta (1868-1939) che dobbiamo la valorizzazione della scultura del Siglo de Oro. Il poliedrico intellettuale spagnolo è ancora oggi considerato un punto di riferimento per gli studi sulla scultura in legno policromo, in particolare quella religiosa.

Nato a Malaga nel 1868, a diciotto anni si recò a Parigi per tentare di affermarsi come scultore. Il sogno fu infranto però dalla morte del padre, avvenimento che lo costrinse a tornare nella città natale per occuparsi della famiglia e intraprendere il percorso di studi in legge. Ma nel 1911 decise di cominciare una nuova vita. Quale meta poteva essere più promettente della capitale? Madrid brulicava di circoli intellettuali pronti a modernizzare il campo della cultura e Orueta non desiderava altro. Partecipò alla vita della Residencia de Estudiantes e sviluppò sempre di più una devozione per lo studio della scultura.

Fu quando entrò a far parte del Centro de Estudios Historicos (una delle istituzioni più avanzate nel campo della ricerca umanistica nella Spagna di quegli anni) che de Orueta fondò una sezione di scultura spagnola, con la funzione di stimolare lo studio e la ricerca di autori dimenticati o poco conosciuti del Siglo de Oro: Alonso Berruguete, Pedro de Mena e Gregorio Hernández.

Cominciò così a pubblicare le sue rigorose ricerche sulla scultura rinascimentale e barocca: Berruguete y su obra (1917), La escultura funeraria en España (1919) e Gregorio Hernández (1920). Fu anche autore del prologo dell’interessante volume Pedro de Mena escultor (1928), che riuniva numerosi saggi scritti da intellettuali di diversa provenienza, tra cui Margarita Nelken, Elias Tormo, Manuel Gómez Moreno e Augusto Mayer. Allo scultore lo studioso aveva dedicato già un testo nel 1914, La vida y obra de Pedro de Mena escultor. Dopo il lavoro approssimativo e compilativo compiuto sul pittore nel 1910 dallo storico Francisco de Paula Lasso de  la  Vega, quello di de Orueta fu considerato il primo ampio lavoro scientifico sullo scultore di origine granadina.

La difesa del patrimonio spagnolo

Orueta partecipò attivamente anche alla vita politica spagnola. Nel 1924 fu eletto membro effettivo dell’Accademia Reale di Belle Arti di San Fernando, alla quale aderì con il celebre discorso La expresión de dolor en la escultura castellana. Nel 1931 fu nominato Direttore Generale delle Belle Arti, posizionandosi in prima linea per la difesa del patrimonio monumentale e artistico.  Ma la misura più innovativa che attuò fu la “Legge per la Protezione del Tesoro Artistico Nazionale” del 1933 che permise di salvare parte del patrimonio durante la Guerra Civile.

Si dedicò anche, negli anni Trenta, alla modernizzazione e al sostegno di diversi musei, tra cui il Museo Sorolla (Madrid), il Museo Rusiñol (Cau Ferrat) e il Museo Romero de Torres (Cordoba). Riuscì a incoraggiare la presenza della cultura spagnola all’estero e lanciò un piano di investimenti per monumenti e musei.

Ricardo de Orueta è però soprattutto ricordato per aver convertito in Museo Nacional de Escultura l’allora Museo Provinciale di Belle Arti di Valladolid. Era il progetto di cui andava più orgoglioso perché vedeva lì riunita la massima espressione del genio scultoreo spagnolo del XVII secolo:

“Pero, de todo, lo más importante que he realizado es convertir el Museo de Valladolid en el más bonito y original”

(Ma la cosa più importante che ho fatto è stata trasformare il Museo di Valladolid nel più bello e originale).

Pedro de Mena, La Magdalena penitente, 1664, Museo de Escultura di Valladolid

Pedro de Mena, La Magdalena penitente, 1664, Museo de Escultura di Valladolid

Gregorio Fernández, Paso processionale “Sed tengo”, 1612-1616, Museo de Escultura di Valladolid

Gregorio Fernández, Sed tengo, paso procesional, 1612-1616, Museo de Escultura di Valladolid

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1933: Il Museo Nacional de Escultura di Valladolid

Il museo custodisce alcune tra le sculture più suggestive in legno policromo del Barocco spagnolo, tra cui il Cristo yacente di Gregorio Fernández e la Magdalena penitente di Pedro de Mena. Ma uno dei suoi pezzi forti è anche la collezione di pasos, che ancora oggi (con particolari precauzioni) escono in processione per le strade di Valladolid durante la Semana Santa

Per conferire un aspetto “nazionale” al museo, de Orueta ordinò l’acquisto di pezzi di diverse scuole. Si portarono in deposito pezzi dal Prado e si recuperarono sculture da collezionisti privati. Il risultato fu un allestimento moderno con un accurato sistema di illuminazione e con pochi esemplari per sala, che suscitò l’ammirazione degli esperti riuniti a Madrid nel 1934 per la Conferencia Internacional de Museografía, organizzata dalla Società delle Nazioni.

D’altronde la scultura era stata per Ricardo de Orueta il progetto di tutta una vita, o meglio la promessa mantenuta:

“Mi padre quería que fuese escultor. Yo se le prometí. Y he cumplido mi palabra. Porque si bien es verdad que no hago escultura con mis manos, la hago con mis obras”

(Mio padre voleva che diventassi uno scultore. Glielo avevo promesso. E ho mantenuto la parola. Perché anche se è vero che non scolpisco con le mani, lo faccio con i miei lavori).