In occasione del recente riallestimento dell’Accademia Carrara di Bergamo, inaugurato il 28 gennaio scorso, il blog Barocca-mente di questa settimana vuole accompagnare il lettore in una piacevole passeggiata attraverso alcuni dei numerosi dipinti e sculture del Seicento e Settecento, appartenenti alla collezione museale.

Un museo di storia del collezionismo

L’Accademia Carrara ha un posto tutto particolare nella storia dei musei italiani. La sua collezione, infatti, è costituita esclusivamente da donazioni, a partire da quella del fondatore, il conte Giacomo Carrara, che nel 1796 lasciava oltre milleduecento dipinti alla propria città. Il suo esempio fu seguito, più di mezzo secolo dopo, da Guglielmo Lochis (1866), egli stesso collezionista e poi presidente della Commissaria dell’Accademia Carrara, e nel 1891 dallo storico dell’arte Giovanni Morelli, noto fautore di un nuovo metodo scientifico per attribuire le opere d’arte e distinguere le copie dagli originali.

Alla generosità di Lochis, ad esempio, si deve il San Sebastiano di Raffaello, dipinto giovanile dell’artista urbinate; a Morelli, il Ritratto di Lionello d’Este di Pisanello.

Raffaello Sanzio, San Sebastiano, Bergamo, Accademia Carrara (collezione Guglielmo Lochis)

Antonio Pisano detto il Pisanello, Ritratto di Lionello d’Este, Bergamo, Accademia Carrara (collezione Giovanni Morelli)

In seguito, nel 1998, Federico Zeri scelse di donare al museo bergamasco le sue 46 sculture; e, da ultimo, nel 2022, l’ingegnere Mario Scaglia ha donato la propria collezione di medaglie e placchette, oltre che una ricca biblioteca specializzata.

Il museo racconta, quindi, non soltanto la storia dell’arte italiana (e europea), ma anche interessanti vicende di storia del collezionismo.

Non solo Rinascimento

L’Accademia Carrara è, giustamente, celebre per alcuni meravigliosi dipinti di epoca rinascimentale: Andrea Mantegna, Cosmè Tura, Vincenzo Foppa, Giovanni Bellini e Lorenzo Lotto sono solo alcuni dei grandi nomi presenti nelle sale del museo.

Giacomo Carrara, tuttavia, voleva allestire la galleria con il preciso scopo di mostrare:

«la pittura rinascente e li progressi della stessa nelli principali autori di tutte le scuole, principalmente d’Italia»

Per perseguire questo proposito, il collezionista aveva acquistato quindi anche opere del Sei e Settecento. Nell’inventario redatto alla morte, ad esempio, sono citati tutti i grandi protagonisti del Seicento lombardo: dal Cerano al Morazzone, da Camillo e Giulio Cesare Procaccini a Daniele Crespi, ma anche Cairo, i Nuvolone e i Montalto, fino a Alessandro Magnasco.

Purtroppo, moltissimi di questi dipinti sono stati venduti nel 1835, in un’asta pubblica su iniziativa della stessa Commissaria, che avrebbe dovuto in realtà proteggere il patrimonio del fondatore: neanche quarant’anni dopo la nascita dell’istituzione, il gusto era già cambiato, virato verso una netta predilezione per il Rinascimento.

Matthias Stomer, Uomo con candela e caraffa di vino, Bergamo, Accademia Carrara (dono Antonia Noli Marenzi, 1901)

Tuttavia, grazie anche alle donazioni successive, soprattutto novecentesche, ancora oggi il museo può vantare opere del Guercino, di Matthias Stomer, Giovanni Battista Langetti, Antonio Balestra, di diversi paesaggi di Pieter Mulier detto il Tempesta e di Francesco Zuccarelli, nonché di un dipinto di Pietro Paolini, che Carrara credeva del pennello di «Gerardo delle notti scolaro di Guercino da Cento».

Pietro Paolini, San Gerolamo in meditazione, Bergamo, Accademia Carrara (collezione Giacomo Carrara)

La predilezione per la scuola locale

Da erudito figlio del proprio tempo, anche Giacomo Carrara nutriva un amore particolare per la propria città, che esprimeva soprattutto, sebbene non esclusivamente, nel collezionismo di opere di artisti bergamaschi. È in quest’ottica che devono essere letti i numerosi ritratti di Carlo Ceresa e di Vittore Ghislandi detto Fra’ Galgario, tra i quali uno dello stesso Carrara; le teste di carattere di Antonio Cifrondi e di Bartolomeo Nazari, nonché le celebri nature morte di Evaristo Baschenis, immediatamente riconoscibili per gli strumenti musicali impolverati.

Evaristo Baschenis, Strumenti musicali, Bergamo, Accademia Carrara (dono Paolo Lupi, 1912)

Vittore Ghislandi detto Fra Galgario, Ritratto di Giacomo Carrara, Bergamo, Accademia Carrara (collezione Giacomo Carrara)

Filippo Parodi, Gruppo di angeli, Bergamo, Accademia Carrara (collezione Federico Zeri)

Giovanni Francesco Arrighi, Reliquario di santa Palazia, Bergamo, Accademia Carrara (collezione Federico Zeri)

Con la donazione Lochis, poi, arriverà un folto gruppo di Canaletto e Francesco Guardi; e per le sculture, grazie a Federico Zeri, due Pietro Bernini, una piccola terracotta di Filippo Parodi e un reliquario dello scultore romano Giovanni Francesco Arrighi, che si aggiungevano al nucleo della bottega dei Fantoni, una famiglia di intagliatori originari di Rovetta (BG).

I prestiti per la mostra del 1922

Alla mostra della Pittura italiana del Seicento e Settecento di Palazzo Pitti, anche l’Accademia Carrara figurava tra i prestatori, insieme a diversi collezionisti anch’essi bergamaschi, quali Paolo Bonomi, Ciro Caversazzi, Carlo Ceresa, Ercole Piccinelli e Teresa Sinistri Ginouillach.

Il museo, in particolare, aveva prestato numerosi quadri appartenenti proprio al nucleo veneto-bergamasco, quali un Canaletto (allestito, insieme agli altri dello stesso artista, nel Salottino della Regina Margherita), l’autoritratto di Francesco Cappella, un Gaspare Diziani, ben otto Francesco Guardi, il Baciamano di Pietro Longhi e un piccolo Giovanni Battista Tiepolo. 

Salottino della Regina Margherita di Palazzo Pitti, durante la Mostra della pittura Italiana del Seicento e Settecento. Nell’ultimo dipinto in basso a destra si riconosce il Canaletto dell’Accademia Carrara (fotografia Nicolò Cipriani)

Alcuni prestiti dell’Accademia Carrara alla mostra di Palazzo Pitti (1922)

Questa passeggiata nell’arte barocca non si conclude qui: l’invito è andare a vedere le opere dal vivo, nel nuovo museo, ricco non solo di capolavori rinascimentali.