Nel post di questa settimana di Barocca-mente Giulia Iseppi racconta alcuni episodi che hanno segnato la fortuna del disegno di paesaggio barocco in America nel corso del Novecento. Iniziando con i disegni dei pittori bolognesi del Seicento, ci narra la storia di chi, per primo, ha amato questo genere di collezionismo.
L’ingresso della Morgan Library dal 1924 al 2003 (prima dell’aggiunta di Renzo Piano)
Seguire la fortuna del disegno di paesaggio in America nel Novecento significa, spesso, seguire la fortuna dei bolognesi oltreoceano. Prerogativa dei pittori del Seicento a Bologna (e a Roma) fu la definizione e la massima realizzazione del genere del paesaggio autonomo, sia in pittura che nel disegno. Che fossero destinati alla preparazione di un dipinto o che fossero indipendenti, gli studi di paesaggio diventarono oggetto da collezione pregiato per un pubblico colto.
La fortuna di questi fogli si deve all’incredibile intuito di alcune personalità che hanno accompagnato il Novecento statunitense verso la riscoperta del disegno, e insieme hanno creato sul suolo americano dei centri di eccellenza per questo tipo di collezionismo. Fra questi, in testa, la Morgan Library e il Metropolitan Museum di New York.
Contrariamente all’andamento del mercato europeo, dove nel primo Novecento Guercino, i Carracci e Domenichino spopolavano come autori di pittura e disegni di paesaggio, complici i cataloghi dei loro disegni pubblicati già a partire dal 1923, negli Stati Uniti uno dei primi nomi associati al landscape drawing era quello di Guido Reni.
Nel 1909 il banchiere John Pierpont Morgan (1837-1913) acquistò in blocco a Roma una parte della collezione di disegni appartenuta al pittore inglese Charles Fairfax Murray (1849-1919), membro del gruppo dei Preraffaelliti e allievo di Dante Gabriel Rossetti. Murray era amico, per assurdo, di John Ruskin, che conduceva in quegli anni una campagna di diffamazione dei pittori bolognesi e di Guido Reni in particolare. Nonostante ciò, Murray acquistava in Italia i suoi disegni.
Fra Guido Reni, Domenichino…
Fra questi, un Paesaggio a penna e inchiostro bruno, attribuito a Reni e oggi confluito, insieme alla collezione di J.P. Morgan, nell’istituzione che da lui prende il nome, la Morgan Library di New York. Quasi nulla si sapeva, nel primo decennio del Novecento, di Guido Reni paesaggista: non stupisce perciò che quell’attribuzione si sia in seguito rivelata sbagliata, e che oggi il disegno sia stato ricondotto all’ambito di Domenichino. Probabilmente, il catalogatore di Murray aveva notato la differenza, nella qualità del tratto, fra questo disegno e un altro prezioso foglio con un doppio disegno di paesaggio (recto e verso), anch’esso in collezione Murray e in seguito acquistato da Morgan, che porta una tradizionale attribuzione a Domenichino.
Ambito di Domenichino, Paesaggio, New York, Morgan Library
Domenichino (attribuito), Paesaggio con fiume ed edifici, New York, Morgan Library (verso)
Attuando implicitamente una gerarchia di qualità tra i due artisti nel rendere il paesaggio, Guido Reni veniva riconosciuto come paesaggista, ma di differente qualità rispetto a Domenichino.
Morgan riunì la sua collezione di disegni e manoscritti in un edificio di nuova costruzione, realizzato all’angolo tra Madison Avenue e 36th Street, tra il 1902 e il 1906 dal gruppo McKim, Mead & White, uno studio specializzato in architettura in stile neo-rinascimentale. La nuova biblioteca doveva, nelle intenzioni del proprietario, radunare quanti più possibili oggetti preziosi della civiltà europea.
… e Annibale Carracci
Al contrario dei pittori appena menzionati, Annibale Carracci compare fin dall’inizio del XX secolo sul mercato americano senza nessuna sbavatura o incertezza nell’essere riconosciuto. Oltreoceano era giunta incorrotta la fama della preziosa raccolta di disegni del Conte di Pembroke conservata a Wilton House (Salisbury, nel Wiltshire, UK): la collezione era stata resa nota agli amatori da un volume di riproduzioni di sessanta dei migliori disegni, dal titolo Facsimiles of Drawings, pubblicato dalla casa d’aste Colnaghi a Londra nel 1900, a cura del bibliotecario S. A. Strong. Fra questi figurava il bellissimo Paesaggio con il sogno di Giacobbe di Annibale.
Nel 1917, la collezione venne messa in vendita da Sotheby’s Wilkinson e Hodge, nella galleria di New Bond Street a Londra. Nel catalogo della vendita, i disegni più eccellenti riportavano il commento di Strong. E così lo studioso commentava entusiasta il foglio di Annibale:
The drawing has all the easy vigour of a practised formularist
A quella vendita, il Metropolitan Museum of Art non se lo fece scappare, e da allora è conservato nel gabinetto di grafica.
Annibale Carracci, Paesaggio con Sogno di Giacobbe, New York, MET
Morgan Library, New York 1953
Nel frattempo, il figlio di J. P. Morgan, John Pierpont jr., aveva trasformato la biblioteca in un’istituzione pubblica (1924). Dopo quei primi, entusiasmanti anni di formazione, gli acquisti e l’attività della biblioteca si erano arenati: ben presto la direzione si rese conto di aver bisogno di un’équipe che lavorasse su quei materiali. Così, dopo trent’anni, nel 1945 arrivò la prima curatrice del reparto disegni e stampe della Morgan Library, Felice Stampfle (1913-2000). Formatasi con Paul Sachs ad Harvard, Felice rivoluzionò gli studi museali con grande carisma, alla guida del museo per quarant’anni. Ricominciò ad acquisire disegni ma, soprattutto, avendo a disposizione un budget assai limitato, iniziò a valorizzare la raccolta dando vita alle prime esposizioni pubbliche.
Nel 1953 Felice Stampfle organizzò una mostra pionieristica: Landscape Drawings and Watercolour, Bruegel to Cézanne, aperta da gennaio ad aprile alla Morgan Library. Si tratta di una delle primissime esposizioni centrate esclusivamente sul tema del disegno di paesaggio. Fra i bolognesi figuravano proprio il doppio paesaggio di Domenichino, che raffigura sul recto un paesaggio con fiume ed edifici fortificati, e sul verso un acquedotto sulle colline di Albano; accanto ad esso, il paesaggio di Annibale.
Felice Stampfle (a destra) al lavoro con Paul Sachs
Cominciava una nuova era per il disegno di paesaggio, e per i bolognesi: materiale prezioso per le mostre, diventavano per la prima volta anche materiale di studio, analisi e valorizzazione di quegli artisti.