Nel post di questa settimana di Barocca-mente proveremo a dimostrare che nel Seicento, erudizione non faceva rima solo con abnegazione, ma anche con seduzione

“Il più erudito, il più umano e compito cavaliere d’Italia”

Il termine erudito equivale spesso, nel discorso comune, ad aggettivi deteriori quali noioso, pedante o libresco. Il suo uso richiama alla mente qualcosa di irrimediabilmente datato, che si addice a persone (spesso anziane) interessate a questioni lontane dalla quotidianità e sostanzialmente inutili.

Prima ancora, nella critica e nella storiografia l’erudizione era stata individuata come una delle peculiarità della cultura del Sei e Settecento. Accanto al concettismo, alla bizzarria e all’ipocrisia, essa aveva reso sterile l’età barocca, condannandola a un meritato oblio. Un autore come Benedetto Croce, per esempio, nei suoi tanti studi sul Seicento, aveva individuato numerose figure di eruditi di quel secolo ma aveva dato un giudizio complessivamente negativo del loro mondo.

Tra questi personaggi, un tempo famosi ma poi dimenticati o denigrati, riemerse tra i primi il piemontese Cassiano dal Pozzo. A trarlo dalle nebbie della storia fu un erede di quella stessa schiatta di eruditi, Giacomo Lumbroso, con un libretto zeppo di notizie e di documenti pubblicato nel 1875. Le prime parole dello scritto furono sufficienti a mostrare agli studiosi successivi l’importanza del personaggio:

Ignoto del XVII secolo, Ritratto di Cassiano dal Pozzo, Stoccolma, Nationalmuseum

Durante la prima metà del XVII secolo, le scienze naturali, le lettere, le arti figurative ed ogni gentile studio dell’antichità ebbero un fautore delicato e zelante nel commendatore Cassiano dal Pozzo […]. Il Tassoni, il Chiabrera, l’Aprosio, il Doni […] ed altri molti, tra gli scrittori coevi, riconobbero in quel patrizio torinese, maestro di camera del cardinal Francesco Barberini, il più erudito, il più umano e compito cavaliere d’Italia.

Attribuito a Pietro da Cortona, Trionfo di Mario, Windsor Castle, Royal collection

Al centro degli studi sul Barocco

Dopo un esordio del genere, non sorprende rileggere il suo nome in due libri capitali sul Barocco usciti a breve distanza tra il 1962 e il ’63: Pietro da Cortona o della pittura barocca di Giuliano Briganti e Patrons and Painters di Francis Haskell.

Quest’ultimo mostrava già dal sottotitolo (Art and Society in Baroque Italy) l’ambizione di fornire una panoramica del tessuto sociale in cui maturarono le arti figurative. Anche il primo, però, sebbene si presentasse come una semplice monografia su un pittore, conteneva indicazioni preziosissime che permettevano di abbracciare in un solo sguardo l’intero contesto culturale italiano del Seicento.

Significativamente, nell’indice di entrambi i testi, il nome di Cassiano dal Pozzo è tra quelli più citati. Leggendo le pagine che i due autori gli dedicarono, infatti, ci si rende conto di quanto la sua erudizione, che spaziava dalla botanica all’archeologia, gli permise non solo di raggiungere posizioni di prestigio e potere nella Roma del papato di Urbano VIII, ma anche di influenzare direttamente o indirettamente alcuni tra i principali artisti del tempo.

Oltre a quelli da lui impiegati per disegnare i manufatti e i reperti antichi rinvenuti in gran numero a Roma (e tra questi furono Nicolas Poussin, Pietro Testa, lo stesso Pietro da Cortona e infiniti altri di minor livello), infatti, furono molti quelli che dovettero provare a sedurre quel “dittatore delle arti” per affermarsi.

The Paper Museum

Il corpus grafico raccolto da Cassiano, il Museo cartaceo, è conservato oggi in larga misura nelle collezioni reali inglesi a Windsor Castle ed è stato oggetto di una monumentale impresa editoriale in 37 volumi, promossa da vari enti di ricerca (tra cui la British Academy, il Warburg Institute e l’Accademia dei Lincei).

Esso ha rappresentato uno dei più significativi tentativi prima dell’età della fotografia di abbracciare in forma visuale l’intero scibile umano. L’indice dei volumi in cui sono stati pubblicati e discussi quei disegni, divisi per argomento, dà ragione della vastità dell’erudizione del loro antico proprietario.

Gian Lorenzo Bernini, Caricatura di Cassiano dal Pozzo, Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen

“Era più corto di naso ma quasi simile”

Anche gli studi berniniani hanno incrociato la figura di Cassiano, se non altro per la caricatura che lo scultore fece del suo volto, “ad imitatione del Caracci” e a beneficio di Alessandro Algardi. Il foglio conservato a Rotterdam è uno dei pochi testimoni sicuramente attribuibili a Bernini della sua produzione di “ritratti carichi”.

Questa fu sicuramente abbondante e per quanto oggi sia sfuggente dovette avere uno spazio importante nelle dinamiche cortigiane nella Roma pontificia. Come raccontano le fonti, infatti, anche i più alti cardinali si prestavano a questo gioco di società, in cui una satira a volte molto pungente incontrava un potere tanto saldo da generare da sé stesso la propria opposizione.