Barocca-mente torna a occuparsi della Mostra della pittura italiana del Seicento e del Settecento tenutasi a Firenze nel 1922, curiosando dietro le quinte dell’organizzazione per soffermarsi sul ruolo dei prestatori privati.
Una ragnatela di corrispondenze
Riprendiamo in mano uno dei tanti fili che si intrecciano nella vasta trama di discorsi sulla mostra organizzata a Firenze nel 1922.
Un interessante punto d’osservazione è quello offerto dai collezionisti italiani e stranieri che acconsentono a prestare le proprie opere. In rapporti diretti con i membri del comitato organizzatore o con la fitta rete di corrispondenti esteri che compongono l’ampia macchina organizzativa, i collezionisti vengono sollecitati in gran numero tanto che, dell’imponente mole di dipinti esposti, più di 500 (ossia quasi la metà) risulta provenire da un prestatore privato.
Per il tramite delle Commissioni Regionali l’azione di reclutamento si fa capillare. I collezionisti italiani si distribuiscono nelle diverse regioni della Penisola, con una netta prevalenza al Nord e al Centro – pressoché dominanti Firenze e Roma –, ma con significative presenze anche in Campania, restituendo quella che è l’immagine delle diverse scuole regionali rappresentate in mostra.
All’estero si va a pescare in Francia, Inghilterra e Germania – grande assente la Spagna nazionalista – affidandosi a figure di primo piano del panorama museale o accademico o a funzionari statali. Per il territorio francese Pierre de Nolhac, conservatore del Musée Jacquemart-André nato solo da una decina d’anni, e il console italiano Carlo Galli. Nel regno britannico Tancredi Borenius, titolare della prima cattedra di Storia dell’Arte all’University College di Londra. Per l’area tedesca tre delle personalità di maggior impatto negli studi storico-artistici, quali Wilhelm von Bode – direttore dell’allora Kaiser-Friedrich-Museum di Berlino, poi a lui dedicato dopo la ricostruzione postbellica –, Hans Posse e Hermann Voss, rispettivamente direttore della Gemäldegalerie di Dresda e ispettore presso il già citato museo berlinese.
Giuseppe Baldrighi, Autoritratto con due amici, Ottawa, National Gallery of Canada
Pittura barocca, passione italiana
Lo stesso Ugo Ojetti figura tra i prestatori: dalla sua collezione mette a disposizione una Natura morta che si crede di Paolo Antonio Barbieri, il fratello del più celebre Guercino, che verrà poi spostata cronologicamente più avanti e data a Carlo Magini, e la Predicazione di San Giovanni Battista del ticinese Pier Francesco Mola ora al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.
Non mancano prestiti da parte del conte Alessandro Contini, tra i quali si possono menzionare i dipinti che negli anni seguenti salperanno verso il Nuovo Continente, come il Ritratto di Ercole Lelli di Giovanni Sorbi oggi di proprietà del Museo de Arte de Ponce di Puerto Rico oppure l’Autoritratto con due amici di Giuseppe Baldrighi della National Gallery of Canada a Ottawa. Intermediario per Contini è lo spedizioniere di origini argentine Achillito Chiesa che da Milano fa pervenire più di una decina di opere, compreso il San Sebastiano di Tanzio da Varallo passato poi proprio ai Contini Bonacossi e da questi alla Samuel H. Kress Foundation per approdare poi alla National Gallery di Washigton.
Da Roma, Aldo Briganti, padre del più noto storico dell’arte Giuliano, invia cinque opere, tra le quale si segnalano L’incontro di Giacomo III d’Inghilterra col Principe Albani di Giuseppe Maria Crespi oggi alla Národní Galerie a Praga e un generico “Soggetto tratto dalla Gerusalemme Liberata” dato a Pietro da Cortona che tuttavia non sembra ritrovarsi nella monografia sul pittore curata poi da Giuliano.
Tra i più generosi prestatori vi è il pittore Italico Brass – nonno del regista Tinto – membro della Commissione Regionale del Veneto con specifico incarico per la provincia di Venezia. Brass è stato definito da Alessandro Morandotti
un pioniere della riscoperta della pittura barocca (specie di area genovese e veneziana)
anche in ragione dello stretto rapporto intessuto con Giuseppe Fiocco, acuto conoscitore dell’arte veneta e in quegli anni Soprintendente alle Gallerie di Venezia. Le più di venti opere di proprietà Brass fanno registrare i nomi di Alessandro Magnasco (ben cinque dipinti), Bernardo Strozzi (quattro), Luca Giordano (due scene di genere di difficile identificazione), Giuseppe Bazzani, Pietro Longhi, Gaspare Traversi…
Altra figura interessante e tutta da approfondire è quella di Publio Podio, capostipite di una famiglia di restauratori che per tre generazioni operano tra Roma, Firenze, Bologna e Venezia. Tra i diversi doni da lui elargiti negli anni alla Pinacoteca Nazionale di Bologna si segnala, nel 1927, un Caino e Abele ritenuta allora opera di Guido Reni (poi assegnata a Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccio). Nella sua rete di scambi si trova anche Roberto Longhi che in data imprecisata ma prima del 1939 acquista una Giuditta con la testa di Oloferne di Carlo Saraceni. Nel 1922 Podio presta ben otto dipinti dati a Giuseppe Bazzani, due a Giuseppe Maria Crespi e quattro a Luca Giordano.
Tanzio da Varallo, San Sebastiano, Washington, National Gallery of Art
Souvenirs e acquisti: il Barocco italiano all’estero
Il principale corrispondente da Londra, Tancredi Borenius, lascia una diretta testimonianza della sua collaborazione scrivendo un articolo per Dedalo, la rivista di Ojetti. Significativamente intitolato Il contributo dell’Inghilterra alla mostra di Palazzo Pitti si apre celebrando il Grand Tour, momento essenziale nell’educazione dei gentiluomini inglesi del XVIII secolo, quale fonte di approvvigionamento di souvenirs d’Italie in cui primeggiavano quadri di artisti del Seicento e del Settecento.
Francesco Guardi, Papa Pio VI benedice il popolo dalla Scuola di San Marco a Venezia, Edge Hill, Upton House
Ricorda inoltre che molti artisti di quei secoli soggiornarono sull’isola britannica, come Orazio Gentileschi, definito “Legame vivente” fra l’Inghilterra e l’Italia e rappresentato in mostra da un Loth e le figlie di proprietà del Capitano E. G. Spencer Churchill, oggi a Ottawa, alla National Gallery of Canada.
Per il Settecento menziona il dipinto di Francesco Guardi prestato da Walter Burns Papa Pio VI benedice il popolo dalla Scuola di San Marco a Venezia, ora conservato a Upton House nel Warwickshire:
le parole non possono rendere la spiritosa fattura e l’atmosfera squisita di questo piccolo capolavoro. Ad esaminare le innumerevoli figure in quella folla, si resta stupefatti dalla sicurezza del disegno di ciascuna di esse, per quanto piccolissime, come ad esempio quelle che appaiono sullo sfondo presso la porta della Scuola. Proprio in questo nitido disegno delle figure sta un sicuro criterio per distinguere le vere opere del Guardi da quelle dei suoi imitatori.
Tra le personalità più curiose che inviano opere dalla Francia troviamo invece il barone Michele Lazzaroni, che nella sua dimora a Parigi dispone di due vedute di Venezia di Luca Carlevaris che approderanno poi al Getty Museum di Los Angeles passando però anche nella collezione personale di Gina Lollobrigida.
Luca Carlevaris, Regata sul Canal Grande in onore di Federico IV re di Danimarca, Los Angeles, Getty Museum
Luca Carlevaris, La partenza del Bucintoro dal bacino di San Marco, Los Angeles, Getty Museum
Pochi sintetici affondi desunti da un lungo elenco nato dall’attento spoglio fatto dagli studenti del laboratorio del corso di Laurea Magistrale in Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Torino e da Alice Cresta, tirocinante presso la Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo. Un elenco destinato ad arricchirsi di nuove interessanti informazioni con il prosieguo delle ricerche.