Il nuovo post di Barocca-mente ci racconta come si intrecciano riscoperta critica e mercato. Scopriamolo attraverso la vicenda degli affreschi di Giandomenico Tiepolo a Zianigo: da un destino incerto, rischiando l’esportazione, fino alla loro musealizzazione.

Giandomenico Tiepolo, Il mondo nuovo, Venezia, Museo del Settecento Veneziano di Ca’ Rezzonico (già villa Tiepolo – Duodo di Zianigo)

La riscoperta d(e)i Tiepolo 

In quello che fu il processo di riscoperta critica di Giambattista Tiepolo, e dei suoi figli, un momento decisivo si individua nel 1879, quando Giuseppe Marino Urbani de Gheltof pubblicò documenti inediti sulla famiglia dell’artista, offrendo una base di dati che aprì la strada a studi successivi.

Due anni più tardi, Pompeo Molmenti dedicò una monografia agli affreschi di Villa Valmarana ai Nani di Vicenza, gettando nuova luce su uno dei capolavori tiepoleschi.

Nel 1896, Franz Friedrich Leitschuh riconobbe l’importanza degli affreschi della Residenz di Würzburg, evidenziando il ruolo di Tiepolo come uno dei massimi esponenti della pittura del Settecento europeo.

Lo stesso anno, Molmenti proseguì i suoi studi sull’artista con un volume dedicato alle acqueforti. Nel 1898, Henry de Chennevières arricchì ulteriormente il panorama critico con una monografia sulla famiglia Tiepolo, arricchita da incisioni pregiate.

Uno dei maggiori risultati di questa stagione di riscoperta si raggiunse nel 1909, con la pubblicazione della monumentale monografia di Molmenti per l’editore Ulrico Hoepli.

Tradotta in francese nel 1911, l’opera rappresenta una pietra miliare negli studi tiepoleschi, grazie a oltre 350 illustrazioni e 80 tavole.

Questo volume non solo tracciava un quadro dettagliato della vasta produzione dell’artista, ma lanciava anche un appello urgente per preservare le sue opere in Italia, in risposta alle numerose dispersioni che avevano impoverito il patrimonio artistico nazionale.

 Acque-forti dei Tiepolo, Venezia 1896, con prefazione di Pompeo Molmenti

Giambattista Tiepolo, La fama annuncia l’arrivo di re Enrico III di Francia, Parigi, Musee Jacquemart Andre (già villa Contarini a Mira)

Giambattista Tiepolo, La cattura di Cartagine, New York, Metropolitan Museum of Art

Riscoperta critica e fortuna di mercato

La crescente attenzione verso Tiepolo si rifletté non solo nella produzione critica, ma anche nell’interesse del mercato internazionale.

Emblematico è il caso degli affreschi di Villa Contarini a Mira, che nel 1893 furono strappati dai restauratori bergamaschi Steffanoni, degli specialisti nel settore, e acquistati dai coniugi Edouard André e Nélie Jacquemart.

Questi ultimi li collocarono sullo scalone del loro hôtel particulier a Parigi, oggi Museo Jacquemart-André, dove gli affreschi continuano a essere ammirati.

Altrettanto rilevante fu la dispersione delle decorazioni di Ca’ Dolfin a San Pantalon, avvenuta nel 1872. I dieci teleri con scene di storia romana che decoravano il salone da ballo sono divisi tra l’Ermitage di San Pietroburgo che ne conserva cinque, il Metropolitan Museum di New York tre, e il Kunsthistorisches Museum di Vienna due.

Sette di questi dipinti furono riuniti per la prima volta nel 1996 proprio a Ca’ Rezzonico in occasione della mostra dedicata a Giambattista Tiepolo.

Questi episodi non furono isolati: altri affreschi e teleri, che per secoli avevano ornato le residenze patrizie veneziane, iniziarono a lasciare il paese, contribuendo alla dispersione del patrimonio artistico nazionale. Il fenomeno, favorito dalla crescente domanda internazionale, testimoniava la rinnovata fortuna di Tiepolo anche sul mercato dell’arte.

Gi affreschi di Giandomenico Tiepolo a Zianigo e la loro musealizzazione 

Quando, nel 1906, gli affreschi strappati dal restauratore bergamasco Francesco Steffanoni su volere di Angelo Duodo, proprietario di villa Tiepolo a Zianigo, furono messi in vendita dall’antiquario Antonio Salvadori di Venezia per essere trasportati in Francia, le autorità cittadine si mobilitarono rapidamente. In quell’occasione, il direttore del Museo Correr, Angelo Scrinzi, e Gino Fogolari, direttore delle Regie Gallerie dell’Accademia, coordinarono un acquisto congiunto tra Stato e Comune e il 15 novembre 1906 venne firmato il contratto di vendita.

Sebbene le opere fossero ormai al sicuro, occorse attendere anni prima che gli affreschi potessero essere esposti in una sistemazione adeguata. Alcuni elementi entrarono rapidamente negli allestimenti del Museo Correr, allora ospitato al Fondaco dei Turchi: Pulcinella sull’altalena venne esposto a parete, mentre il soffitto con Il trionfo delle arti fu inserito nell’appartamento settecentesco inaugurato in occasione del centenario goldoniano.

Un tentativo più strutturato di ricreare rapporti organici tra gli affreschi avvenne nel 1922, quando il Museo Correr fu trasferito nelle Procuratie Nuove in Piazza San Marco. Qui furono allestite delle period rooms, e quelle settecentesche includevano alcune tra le scene più iconiche provenienti da Zianigo.

Quando Nino Barbantini e Giulio Lorenzetti presero in carico l’allestimento del Museo del Settecento a Ca’ Rezzonico, optarono per una soluzione che cercava di ricostruire, per quanto possibile, le volumetrie originarie della villa di Zianigo. Questo approccio permise di esporre gli affreschi in una sequenza vicina al loro contesto originale, pur dovendo adattarsi agli spazi del secondo piano del palazzo, con dimensioni già prestabilite e non modificabili.

L’ambientazione fu arricchita dall’inserimento di arredamenti settecenteschi, che contribuirono a ricreare un’atmosfera in linea con lo spirito e il gusto dell’epoca.

Giandomenico Tiepolo, sala del portego nel 1936, Venezia, Museo del Settecento Veneziano di Ca’ Rezzonico (già villa Tiepolo a Zianigo)

Giandomenico Tiepolo, Pulcinella sull’altalena, Venezia, Museo del Settecento Veneziano di Ca’ Rezzonico (già villa Tiepolo a Zianigo)

Sala VIII, allestimento del Museo Correr al Fondaco dei Turchi post 1910