Sezione 11: 1730-1750. Da Torino a Roma e Parigi
L’undicesima sezione della mostra Sfida al Barocco racconta la partita in andata e in ritorno tra Torino, Roma e Parigi poco prima dello scadere della metà del secolo. Protagonisti ne sono Francesco Ladatte e Pierre Subleyras. Ladatte, scultore nato a Torino ma formatosi a Parigi, dove svolge gran parte della sua carriera artistica, matura una raffinata sensibilità estetica che gli garantisce non solo il favore del mercato artistico parigino, ma anche il suo pieno inserimento nel contesto della moderna galanteria dell’alta società contemporanea. Il secondo, di cui si espongono in mostra alcuni capolavori a cominciare dall’Allegoria delle Arti nella sezione di apertura, un francese romanizzati con commissioni dal Piemonte sabaudo.
Francesco Ladatte, da Torino a Parigi
Il ritratto, che Carle Vanloo suo amico dipinge, ritrae Francesco Ladatte elegantemente vestito, a fissare un preciso status mondano, circondato dagli strumenti del mestiere, che ne suggeriscono il talento versatile nel trattamento di materiali e tecniche differenti. La cultura dello scultore è evocata nel ritratto dalla testa di giovane derivata da Alessandro Algardi e dal modello in terracotta del Putto che scherza con il pellicano, che rimanda al genere dei suoi apprezzati giochi di putti, noto nella traduzione della statuetta in marmo in mostra alla Reggia di Venaria: una statua piena di grazia, infusa delle più amabili gradevolezze del gusto contemporaneo a disinvolta dimostrazione della superiore sensibilità della scultura moderna su quella antica.
Il francese Subleryras, tra il Piemonte e Roma
Un altro segmento di geografia artistica, legato questa volta agli incroci tra il Piemonte e Roma, è tracciato in mostra dalla figura di Subleryras, il pittore francese ormai romanizzato a cui i canonici regolari lateranensi di Santa Maria Nuova ad Asti commissionarono tramite l’abate di origini astigiane, pittore miniaturista, Felice Ramelli (in mostra il suo ritratto opera dello stesso Subleyras), la grande pala della Cena in casa di Simone il fariseo. L’opera – di grande successo e requisita dai francesi nel 1799 (oggi al Louvre) – è evocata in mostra dalla miniatura di Maria Felice Tibaldi, moglie del pittore e allieva dell’abate Ramelli.