Silvia Ginzburg è professore ordinario di Storia dell’arte moderna presso l’Università degli Studi di Roma Tre.
I suoi interessi di studio si concentrano prevalentemente sul rapporto tra fonti scritte e documenti figurativi; sugli sviluppi stilistici nella pittura del Cinquecento e del Seicento; sulla formazione dell’idea della scuola romana nel Seicento.
È autrice di contributi fondamentali sulla figura di Giovan Battista Agucchi; sull’attività romana di Annibale Carracci, in particolare sul Camerino e sulla Galleria Farnese; sulla pittura di paesaggio nel Seicento italiano, con particolare attenzione a Poussin e ai suoi rapporti con la cultura prospettica francese; sulla genesi della prima edizione delle Vite di Vasari; sulla scuola di Raffaello (Perino, Polidoro); sulla posizione di Pietro Bembo nella storia della cultura figurativa del Cinquecento.
Dal 2014 fa parte del Comitato di accompagnamento che affianca la progettazione di Antico e Moderno. Parigi, Roma, Torino 1680-1750, nell’ambito del Programma di Studi sull’Età e la Cultura del Barocco. Ha curato, insieme a Michela di Macco, un seminario dedicato al tema de “l’Ideale classico”. Studiosi di diverse generazioni e provenienze e con differenti competenze specialistiche sono stati raccolti con l’obiettivo di riconsiderare in una prospettiva storica e storiografica la definizione di “ideale classico”, comunemente applicata ad un filone della cultura artistica seicentesca, a partire dalla rilettura di alcune voci della critica novecentesca e prendendo in esame la sua fortuna nei secoli XVII, XVII e XIX.
Dal seminario è scaturito un libro, in corso di pubblicazione da parte dell’editore Sagep, che raccoglie i contributi di circa quaranta studiosi. Con una prospettiva a “cannocchiale rovesciato”, il libro parte dall’analisi della costruzione della categoria critica dell’ “Ideale classico” nel Novecento, con nuove ricerche sulle Biennali d’arte antica tenute a Bologna negli anni Cinquanta e Sessanta, e procede analizzando le dinamiche della fortuna degli artisti annoverati in questa genealogia (da Annibale Carracci, a Domenichino, a Reni, a Albani, a Maratti) andando a ritroso, attraverso l’Ottocento e il Settecento, fino ad arrivare alla loro contestualizzazione nel XVII secolo.