Focalizzandosi sull’apporto di alcune figure di spicco del Novecento alla riscoperta dell’arte barocca, il blog Barocca-mente oggi propone un articolo dedicato a Mariano Fortuny y Madrazo e alla sua passione per la pittura di Tiepolo
Pronunciare il nome di Mariano Fortuny (1871-1949) oggi significa celebrare lo stilista. Come dimenticare, del resto, il contributo dato alla moda con l’ideazione della celebre tunica Delphos, un peplo in seta lavorata a sottili piegoline che modella il corpo della donna riuscendo a trasformarlo in una kore della Grecia arcaica?
Sarebbe un errore, tuttavia, dimenticare che l’artista spagnolo ebbe modo di esprimere il proprio estro creativo a tutto tondo, a cominciare dalla produzione dei tessuti – con la fondazione dell’omonima azienda tuttora in attività -, per passare all’invenzione delle tempere veneziane che portano il suo nome, fino al brevetto di un dispositivo di illuminazione per il teatro, sviluppato in collaborazione con l’ingegnere aeronautico Enrico Forlanini. Per non parlare, poi, del suo impegno come scenografo per allestimenti wagneriani e del pittore.
Nell’atmosfera nostalgica e decadente della città lagunare, impregnata di influenze orientali, Fortuny si nutre delle testimonianze pittoriche che può ammirare passeggiando per campi e calli, per chiese, palazzi e musei veneziani, pronto a immortalarle con la sua macchina fotografica.
Palazzo Pesaro degli Orfei, La stanza del Giardino d’Inverno
Veduta della sala del portego di Palazzo Pesaro degli Orfei. A sinistra la copia della Cleopatra tratta dall’affresco di Giambattista Tiepolo a Palazzo Labia
Mariano Fortuny, copia di un dettaglio del dipinto con La Nobiltà e la Virtù vincono l’Ignoranza proveniente da palazzo Caiselli a Udine
Passione Tiepolo
Proveniente da una famiglia granadina di intellettuali e artisti – il padre Mariano Fortuny y Marsal era un noto pittore di scene di genere e paesaggi orientalisti, mentre il nonno materno era stato direttore del Museo del Prado a Madrid – è lo zio materno, il ritrattista di moda Raymundo de Madrazo, a iniziarlo alla pittura all’età di sette anni. E, malgrado l’interesse verso l’arte contemporanea, nonché l’assidua frequentazione delle esposizioni d’avanguardia e della Biennale d’Arte, il giovane Mariano mantenne un approccio tradizionale a quest’espressione artistica, dimostrando sempre una certa predilezione per i maestri del passato, attestata dal buon numero di copie conservate.
La pratica della copia costituiva una tappa obbligata nella formazione di tutti gli artisti nell’Ottocento. E tra le repliche che il giovane Mariano trasse da Velázquez, Goya, Rubens o, ancora, da pittori veneti, quali Bellini, Carpaccio, Tiziano, Tintoretto, spiccano, per quantità, quelle da Giambattista Tiepolo.
Vale la pena sottolineare che ci troviamo a ridosso del recupero critico del pittore dopo l’oblio in cui era caduto nel secolo precedente. Il principale fautore di questa riscoperta fu il politico e letterato Pompeo Molmenti, i cui studi culminarono nella pubblicazione della monografia uscita nel 1909 per i tipi dell’editore Ulrico Hoepli. Ma, al di là della fortuna critica dell’artista, la predilezione di Fortuny per Tiepolo è, prima di tutto, espressione di un legame affettivo. Il maestro veneziano aveva costituito un punto di riferimento fondamentale già per suo padre. L’ascendente tiepolesco si fa evidente nelle ricerche condotte da Fortuny y Marsal sulla luce e nella stesura del colore con pennellati veloci. Furono proprio quelle caratteristiche a venir tanto apprezzate dai contemporanei, contribuendo al successo in tutta Europa di uno stile detto, appunto, fortunismo. E se il figlio sembra ereditare dal genitore l’interesse per il cromatismo, dall’osservazione delle repliche conservate a palazzo Pesaro degli Orfei emerge anche tutta l’attenzione riservata da Fortuny alla riproduzione fedele e allo studio filologico dei tessuti. Lo testimoniano la grande copia della Cleopatra di palazzo Labia collocata nella sala del portego, riccamente vestita di broccati purpurei e sete verdi e blu o, ancora le riproduzioni in serie (di cui una a grisaille, presumibilmente ispirata da una riproduzione fotografica) della tela raffigurante La Nobiltà e la Virtù che vincono l’Ignoranza proveniente dal palazzo Caiselli di Udine, a cui sembrano ispirati i disegni di quei tessuti d’arredamento messi in produzione da Fortuny e la moglie Henriette Negrin a partire dagli anni Venti.
Fortuny per la tutela del patrimonio artistico
Le copie della tela udinese rivestono, allo stesso tempo, un grande valore documentario. Asportata dal palazzo friulano nel 1924, l’originale risulta infatti esposta alle Gallerie dell’Accademia di Venezia fino al 1935, prima di tornare a Udine e essere accolta nel locale museo civico, testimoniando, insieme ad altre opere, i cambiamenti di proprietà e di collocazione di quadri tiepoleschi passati per Venezia nei primi decenni del XX secolo.
Talvolta le repliche fedeli di Fortuny ci permettono di risalire ad alcuni affreschi del maestro oggi irrimediabilmente perduti: è il caso della copia su cartone del soffitto della chiesa degli Scalzi, eseguita nel 1914, appena un anno prima del bombardamento austriaco che distrusse la volta dipinta. Conscio del valore di quella riproduzione in quanto unica memoria attendibile del capolavoro di Tiepolo, nel 1954 Terisio Pignatti – all’epoca funzionario della Direzione dei Musei Civici di Venezia -, proporrà alla vedova Fortuny di donare il dipinto.
Curiosamente, circa trent’anni prima, proprio quella pittura era finita al centro di un dibattito focalizzato sulla proposta di un rifacimento in stile dell’affresco. Netta era stata l’opposizione di Fortuny, chiamato a far parte del Comitato per la salvaguardia delle opere d’arte a Venezia durante il primo conflitto mondiale, che in una lettera del 6 agosto 1925 indirizzata a Giuseppe Fiocco affermava senza esitazioni:
È un errore, e anche cosa pericolosa e dannosa per l’arte, di far entrare nell’opinione del pubblico l’idea assurda che un capolavoro non è una cosa unica e insostituibile, ma possibile a rifarsi.