Il post di Barocca-mente di questa settimana introduce la figura dello storico dell’arte e collezionista sir Denis Mahon (1910-2011), la cui poliedrica personalità nel secolo scorso ha segnato la riscoperta della pittura barocca e in particolar modo dell’arte emiliana del Seicento.
La riscoperta del Barocco e l’ossessione per Guercino
Denis Mahon di fronte al dipinto con il Ratto di Europa di Guido Reni della sua collezione
Denis Mahon nacque a Londra l’8 novembre 1910. Il padre, John Fitzgerald Mahon, era figlio di un baronetto e membro della banca Guinnes Mahon, mentre la madre, Lady Alice Evelyn Browne, era figlia del marchese di Sligo. Dall’uno egli apprese il senso per gli affari, dall’altra l’amore per l’arte. Nonostante le origini irlandesi, Mahon fu uno dei pochi londinesi che potè vantare di essere nato e vissuto per tutta la vita nella stessa casa: la sua si trovava al 33 di Cadogan Square a Chelsea. Dopo aver frequentato il collegio di Eton, si laureò a Oxford, dove conobbe l’allora direttore dell’Ashmolean Museum e ‘Keeper of Western Art’, Kenneth Clark (1903-1983). Proprio Clark indicò al giovane Mahon, in cerca di un campo di studio ancora non troppo battuto, di lavorare sul Seicento e lo introdusse al contempo a un’altra figura chiave della sua giovinezza, Nikolaus Pevsner (1902-1983). Infatti nel 1933 Mahon tornò a Londra e iniziò a seguire le lezioni che lo studioso tedesco teneva al Courtauld Institute, rimanendone talmente affascinato da prendere anche lezioni private. Pevsner gli insegnò il metodo e molte cose sul Seicento e Mahon non esitò a consultarlo in merito a un soggetto di ricerca di cui occuparsi. Pevsner era ben aggiornato sullo stato degli studi che erano stati condotti e che si stavano conducendo in quegli anni sull’arte del XVII secolo. Roberto Longhi (1890-1970) lavorava su Caravaggio, Hans Tietze (1880-1954) su Annibale Carracci e Heinrich Bodmer (1885-1950) sul cugino di questi, Ludovico; Otto Kurz (1908-1975) si stava occupando di Guido Reni e Hans Posse (1879-1942) di Pietro da Cortona. Quindi Pevsner disse a Mahon: “Perché non Guercino?”.
In effetti su Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (1591-1666) esisteva all’epoca pochissima letteratura e praticamente nessuno scritto in lingua inglese. Così, poco dopo l’avvio delle sue ricerche, nel 1935 Mahon intraprese un viaggio attraverso la Gran Bretagna e poi l’Europa sulle tracce dei dipinti e disegni di Guercino in compagnia di un validissimo compagno di avventure del calibro dello studioso austriaco Otto Kurz. Insieme si recarono persino in Russia, ma soprattutto si concentrarono sull’Emilia con sopralluoghi tra Bologna, Ferrara e Cento, luoghi privilegiati dell’attività di Guercino.
Studi fondativi: dall’esordio alla consacrazione
Gli effetti di questo moderno Grand Tour si misurano nella produzione scientifica dei rispettivi studiosi. Un fondamentale saggio di Otto Kurz dedicato a Guido Reni comparve nel 1937 sullo Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien, mentre nello stesso anno sul Burlington Magazine Mahon pubblicò ben due articoli dal titolo Notes on Young Guercino nei quali analizzava l’attività giovanile dell’artista, prima tra Cento, sua città natale, e Bologna, e poi tra Bologna e Ferrara. Si trattava di un esordio da vero fuori classe. Sir Denis si focalizzava sull’attività del giovane Barbieri attraverso un metodo rigoroso che si focalizzava sull’analisi stilistica della sua produzione ma intrecciandola alle fonti coeve.
Dopo queste prime prove passarono quasi dieci anni prima che Mahon pubblicasse nuovamente qualcosa. Nel 1946 sulle pagine del Burlington Magazine vide la luce un lungo saggio dedicato a Nicolas Poussin (1594-1665), il pittore francese che ebbe una lunghissima e fortunata carriera in Italia e che costituì un altro grande campo di ricerca e di passione dello studioso britannico.
Tuttavia, è nel 1947 che Mahon licenziò la sua opera più importante, un vero e proprio volume fondativo per gli studi secenteschi che sostanzialmente fu il suo primo e unico libro: Studies in Seicento Art and Theory, pubblicato dal Warburg Institute. Il volume si componeva di quattro differenti saggi, di cui, per la loro complessità, non si può qui dare conto ma ai quali in futuro dedicheremo uno specifico post. Basti però sapere che il filo rosso del libro di Mahon era il rapporto tra pittura e teoria artistica. Una scelta, la sua, che diede avvio a un lunghissimo dibattito tra gli studiosi di pittura bolognese del Seicento e che, si può dire senza esagerazioni, ha avuto ripercussioni sulla letteratura specialistica fino ai giorni nostri.
Le pubblicazioni di Mahon proseguirono nel corso della sua lunghissima carriera. Oltre a un apporto di costante e grande rilievo negli studi su Guercino e sulla pittura bolognese del XVII secolo egli si dedicò ad altri protagonisti del Seicento, ad esempio discutendo la cronologia di Caravaggio o avviando un lungo dibattito con lo studioso inglese Anthony Blunt (1907-1983) su Poussin.
Denis Mahon, Studies in Seicento Art and Theory, 1947
Capolavori fuori moda: una collezione in anticipo sui tempi
Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, Giacobbe benedice i figli di Giuseppe, Dublino, National Gallery of Ireland, collezione Denis Mahon
Annibale Carracci, Incoronazione della Vergine, New York, The Metropolitan Museum of Art, già collezione Denis Mahon
Complementare alla produzione scientifica di Mahon è la pratica di collezionista. Come ha scritto lo storico dell’arte britannico Micheal Kitson,
“egli fece del collezionismo il corrispettivo visivo della sua attività storico artistica”.
Poco dopo avere iniziato le sue ricerche su Guercino, nel 1934, durante un soggiorno a Parigi per studiare al Louvre i disegni del maestro, Sir Denis comprò il suo primo quadro dell’artista, Giacobbe benedice i figli di Giuseppe. Mahon stesso raccontò poi in una intervista che all’epoca la pittura del Seicento era piuttosto disprezzata. Quando entrò nella galleria parigina che possedeva il quadro per domandarne il costo, il prezzo richiesto dal mercante era il corrispettivo di sole 120 sterline. Una cifra davvero irrisoria se si pensa che oggi i quadri di Guercino raggiungono le centinaia di migliaia di euro! Due anni dopo questo primo acquisto, Mahon comprò un altro quadro di Guercino, rappresentante il profeta Elia nutrito dai corvi, direttamente dalla famiglia dei Barberini a Roma.
Il pregio della collezione di Mahon era che, per via della sua conoscenza, egli riconosceva e acquistava opere di primo piano di cui spesso parlavano le fonti e che avevano una provenienza prestigiosa. È il caso, ad esempio, dell’Incoronazione della Vergine di Annibale Carracci, un’opera romana del pittore che si può datare poco dopo l’arrivo nell’Urbe e che confluì nella collezione del cardinale Pietro Aldobrandini. Il dipinto acquistato da Mahon nel 1939 era stato comprato due anni prima dallo studioso Vitale Bloch (1900-1975) a un’asta di Christie’s per poco più di 50 sterline!
Gli acquisti di Mahon proseguirono per tutti gli anni Quaranta e Cinquanta e al principio degli anni Sessanta, quando i prezzi della pittura del Seicento cominciarono progressivamente a salire, la sua collezione era in buona sostanza definitivamente formata. Si trattava di circa una settantina di dipinti del Seicento in cui si annoveravano maestri di primo piano come Poussin, Luca Giordano e Salvator Rosa. Di questi però il nucleo più significativo, circa una trentina di pezzi, era quello di pittura bolognese in cui si contavano undici dipinti di Guercino, quattro di Guido Reni – tra cui il celebre Ratto di Europa –, quattro di Domenichino, uno di Annibale Carracci e uno di Ludovico.
Sebbene Mahon non puntasse a fare affari, è innegabile che, grazie alla sua specializzazione in materia, avesse un ottimo fiuto!
Di questa prestigiosa collezione parleremo ancora in uno dei prossimi post…