Con il post di Barocca-mente di questa settimana torniamo nel secondo dopoguerra, quando musei e chiese tardano a riaprire ma una mostra sui bozzetti napoletani propone una serie di riflessioni sulla creazione delle grandi imprese pittoriche del Sei e Settecento.


Primi lampeggiamenti

A guerra finita, il desiderio di liberare anche le opere d’arte per troppi anni ricoverate al riparo da bombe e predatori a Napoli spinge a offrire finalmente al pubblico una serie di mostre.

In attesa di recuperare tutti gli spazi danneggiati e occupati dagli alleati – dai musei a Palazzo Reale – queste piccole rassegne vengono allestite in una sala del Museo di San Martino appositamente predisposta per esporre a rotazione opere selezionate dalle gallerie napoletane, diversi anni prima della completa riapertura del sito e degli altri musei.

La più estesa e la prima a offrire un catalogo è la Mostra di bozzetti napoletani del ’600 e’700, curata da Raffaello Causa, visitabile a San Martino da maggio ad agosto del 1947.

La prefazione, di Bruno Molajoli, chiarisce le urgenze di esporre opere fortunatamente salve e intatte scelte dalle raccolte napoletane e precisa la volontà non solo «antologica» e «quasi per simboli» di «quel capitolo della storia artistica, che la moderna critica, durante gli ultimi quarant’anni, ha tanto schiarito, ampliato e sostanziato di fruttuose immagini».

La Mostra di Bozzetti al Museo di S. Martino s’inaugurerà domani, «La Voce», 27 aprile 1947

Promozione del catalogo della Mostra di bozzetti napoletani del ’600 e ’700, Napoli, Museo di San Martino, 1947

Prove di grandiosità

Gli intenti infatti seguono almeno altre due piste: l’analisi dell’opera in sé e l’indagine sul processo figurativo per le grandi imprese decorative ad affresco o su tela.

 

Si ponga mente all’importanza del “bozzetto” nella vicenda creativa dell’opera d’arte: sia che esso ne colga il primo lampeggiamento fantastico e ne fermi l’immagine nel suo nucleo formale, con l’immediatezza dell’apparente improvvisazione, com’è dei rapidi abbozzi che il pittore faceva soltanto per sé; sia che ne raggiunga e definisca l’intero sviluppo, più compiutamente determinato in ogni suo tratto, com’è dei “bozzetti di commissione” – i più frequenti – che solitamente servivano di base alle intense contrattuali e poi di guida della riduzione del dipinto e assai spesso alla collaborazione degli aiuti.

 

Il nucleo principale dei dipinti è scelto dalla Pinacoteca, dal Museo di San Martino e dal Pio Monte della Misericordia e integrato con opere di raccolte private selezionate da Causa con l’aiuto di Sergio Ortolani.

La mostra raduna sessantadue bozzetti che si aprono a confronti e riflessioni inedite sulla qualità pittorica delle opere, artisticamente compiute e testualmente rappresentative della pittura napoletana del Sei e Settecento.

È occasione per ammirare gli studi preliminari di importanti cicli pittorici andati perduti nei secoli, ancora inaccessibili dopo la guerra oppure distrutti dai bombardamenti.

Emblematici il bozzetto di Luca Giordano per Montecassino o quello di Francesco Solimena per una delle tele del soffitto della Sala del Consiglietto nel Palazzo Ducale di Genova, cancellate da un incendio nel 1777, provenienti dalla Pinacoteca e oggi a Capodimonte, di interesse per gli studi sul pittore condotti da Ferdinando Bologna nel decennio successivo.

Luca Giordano, Dedicazione della Chiesa di Montecassino, bozzetto per gli affreschi dell’abbazia di Montecassino, olio su tela, 1677

Francesco Solimena, Il Massacro dei Giustiniani a Scio, bozzetto per le tele del soffitto della Sala del Consiglietto nel Palazzo Ducale di Genova, olio su tela, 1715 c.

I bozzetti rendono più chiaro il modo di lavorare degli artisti, mostrandone talvolta i pentimenti, e al pari delle opere definitive consentono di chiarire i passaggi salienti della loro carriera, nonché di lanciarsi in nuove attribuzioni.

La mostra permette di approfondire lo studio di alcuni pittori, come Francesco De Mura, di cui vengono esposti i modelli per le Storie di San Benedetto nella volta della navata della Chiesa dei Santi Severino e Sossio. La loro rilevanza, alla base di successivi lavori di Raffaello Causa, fu intuita già tra il 1906 e il 1907, con l’acquisizione da parte del Museo Nazionale di numerosi bozzetti di De Mura dal Pio Monte della Misericordia, per integrare la collezione settecentesca.

Francesco De Mura, San Benedetto impone al corvo di asportare il pane avvelenato, bozzetto per gli affreschi nella Chiesa dei Santi Severino e Sossio, olio su tela, 1740 c.

Occupano un posto importante anche i due bozzetti di «altissima fantasia drammatica» di Mattia Preti, eseguiti in preparazione dei perduti affreschi per le sette porte di Napoli, commissionati al pittore nel 1656 come ex voto per l’epidemia di quell’anno.

Mattia Preti, Madonna col bambino e san Gennaro, san Francesco Saverio e santa Rosalia, bozzetti per gli affreschi votivi per la peste, olio su tela, 1656-1657

Spaziando da Battistello Caracciolo a Giacinto Diano, con molti inediti da collezioni private, la mostra e il catalogo con sintetiche schede analizzano il primo pensiero, l’idea dell’opera, la ricerca cromatica e compositiva e la prassi creativa sottesi ad opere che nascono come strumenti di bottega o prove per la committenza.

Ai bozzetti del Seicento è dedicata anche una delle prime mostre fiorentine del dopoguerra, Bozzetti delle Gallerie di Firenze a Palazzo Strozzi, del 1952. Qui, per gli studiosi più che per il grande pubblico, Anna Maria Francini Ciaranfi, allargando il termine “bozzetto” riunisce centocinquanta studi preparatori, modelli, bozze e dipinti incompiuti provenienti dai depositi.