Nel nuovo post di Barocca-mente Bella Takushinova ci parla di Alexandre Benois (1870-1960), una figura chiave della sua ricerca e una delle personalità più versatili nel panorama artistico del primo Novecento. Egli riuscì ad elaborare una visione del Barocco all’interno del brulicante caleidoscopio delle avanguardie della prima metà del XX secolo.

Eclettismo fin de siècle

Nelle memorie dell’allora ventiduenne Alexandre leggiamo il ricordo di una cena da lui organizzata per gli amici:

Quella sera nel nostro salotto è stata servita una cena piuttosto sontuosa, con il lampadario e tutti i candelabri accesi, e a capotavola è stato posto su una sedia un ritratto di Elisabetta I, a significare che Sua Maestà Imperiale ci aveva onorato della sua presenza.

Un breve passaggio, piuttosto eloquente, che delinea gli interessi artistici del futuro critico d’arte, prolifico scrittore di libri eruditi, direttore della pinacoteca dell’Ermitage, pittore, grafico e scenografo di fama internazionale.

Il giovane Benois rappresentato dall’amico Léon Bakst con il ritratto dell’imperatrice Elisabetta Petrovna sullo sfondo, 1898

Alexandre Benois al lavoro nel suo studio, 1921

Figlio d’arte di origine italo-francese, Alexandre nasce a San Pietroburgo nel 1870. Suo padre, Nicolas, era Architetto Imperiale e sua madre, Camilla, era figlia dell’architetto veneziano Alberto Cavos, autore degli interni dei teatri Bolshoj e Mariinskij, nonché nipote del direttore della Fenice di Venezia, Giovanni Cavos.

Alexandre, autodidatta i cui interessi spaziavano dal Rinascimento italiano ai maestri olandesi e fiamminghi, all’arte fin de siècle, con una netta predilezione per il Tardobarocco e il Rococò, incarnava perfettamente gli orientamenti del clima artistico a lui contemporaneo, caratterizzati da una cultura eclettica.

Il Mondo dell’Arte

Manifesto della mostra torinese e il catalogo della mostra napoletana del 1982 dedicate agli artisti dell’associazione Il Mondo dell’Arte

Manifesto della mostra torinese e catalogo della mostra napoletana del 1982 dedicate agli artisti dell’associazione Il Mondo dell’Arte

Avendo seguito dei corsi presso l’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo da libero studente, ne rimase deluso, come molti giovani di allora, per la rigida e antiquata metodologia didattica.  Di conseguenza si fece promotore di un circolo culturale frequentato da amateurs delle arti che scambiavano vicendevolmente le loro competenze e le loro passioni.

Le riunioni di questi giovani intellettuali, interessati alla musica di Richard Wagner, ai pittori romantici tedeschi e ai preraffaelliti, erano caratterizzate, secondo lo stesso Benois, da “dilettantismo, versatilità ed enciclopedismo”. Qualità che avrebbero portato il gruppo, legato da una comune fascinazione per epoche remote, alla fondazione nel 1899 della società di artisti e letterati Il Mondo dell’Arte.

Fino al 1924 l’organizzazione si sarebbe impegnata nella divulgazione dell’arte contemporanea, delle arti applicate, dell’artigianato popolare, dell’illustrazione di libri, di grafica, di design nonché di teatro e balletto.

Versailles

La costante ricerca del bello nelle immagini del passato, filtrato dalla coscienza del presente, caratterizza la produzione artistica di Benois, come vediamo nella serie di immagini dedicate a Versailles. Nell’autunno del 1896 il giovane Alexandre visita per la prima volta la monumentale reggia che diventa un magnifico scenario per la sua immaginazione:

Lì raggiungevo qualcosa di vicino all’allucinazione, soprattutto quando vagavo per ore, dopo averne ottenuto il permesso, per le grandi sale del palazzo, o per quelle stanze della “Soffitta Nord” dove era raggruppata la più ricca collezione di ritratti di diverse epoche. Una totale solitudine vi si otteneva nelle giornate nuvolose e inclementi, da me tanto amate e che non potevano dissuadermi dal compiere pellegrinaggi verso quei personaggi con i quali ero entrato in contatto intimo attraverso la lettura di memorie e libri di storia. […] Volevo ricreare nelle mie immagini il passato lussuoso di Versailles e abitare le sue ombre. Ma a poco a poco ho imparato ad abbandonarmi direttamente al suo fascino, e allora ho cominciato a sentire ancora più forte nei suoi profumi complessi, nel fruscio delle sue foglie, nello scroscio delle sue acque, ricordi vagamente dolciastri.

Alexandre Benois, Versailles, 1897-1921

Ispirandosi alle antiche incisioni raffiguranti sfarzosi festeggiamenti alla reggia nel XVII secolo e al libro di memorie di Louis de Saint-Simon, Benois creò il famoso ciclo di immagini intitolato Versailles che gli avrebbe procurato la fama internazionale. Un album di grande raffinatezza, sul cui frontespizio si leggeva il motto di Luigi XIV Nec pluribus impar. Un’opera in cui si riflette da un lato l’amore dell’artista per il mondo barocco, dall’altro una sottile ironia per i personaggi che lo abitarono.

Scenografia: «altezze barocche, smorfie rococò»

Scenografie di Alexandre Benois per gli spettacoli Le Bourgeois gentilhomme (1922) e La Dame aux Camélias (1923), l’opera La dama di picche (1912) e il bozzetto del sipario per il balletto Petrushka (1911)

Eppure, nella memoria collettiva, la figura di Benois è per sempre legata alla scenografia. In questo campo la sua passione per lo sfarzo e la ricchezza figurativa delle epoche passate trovò la sua maggiore espressione. Data la storia della sua famiglia, il teatro lo aveva nel sangue. Alexandre scriveva di sé:

La mia natura, ciò che c’è di “particolarmente personale” in me, mi attira verso altezze barocche, smorfie rococò, eccessi di ogni tipo. Mi divertono di più. Mi eccitano di più, mi emozionano di più.

Le testimonianze più eloquenti di questo amore per il favoloso e bizzarro sono le sue scenografie. Noto per aver contribuito, insieme al leggendario impresario Sergej Djaghilev alla nascita dei Ballets Russes, Benois fu seguace del sintetismo delle arti noto come Gesamtkunstwerk, termine utilizzato da Wagner nel suo saggio Die Kunst und die Revolution (1849). Il suo debutto scenografico fu il balletto Le Pavillon d’Armide (1907), seguito da una serie di rappresentazioni che furono un successo sia in patria che a Parigi.

Preciso nella ricostruzione delle epoche storiche, Benois raggiunse l’apice della sua produzione scenografica con il balletto Petrushka, presentato per la prima volta nel 1911 presso il Théâtre du Chatelet.

I Benois alla Scala

Le scenografie di Benois godettero di grande successo. Tra il 1947 e il 1958 lo troviamo a lavorare per La Scala di Milano, aiutato da suo figlio Nicola. Quest’ultimo divenne poi lo scenografo principale del teatro milanese per oltre trent’anni (1935-1970), rielaborando in chiave individuale la grande eredità stilistica del padre.

In Italia, l’omaggio al “Patriarca della scenografia moderna”, come viene chiamato Alexandre Benois, e a suo figlio, fu reso nel 1951 con un’esposizione presso la Villa Olmo di Como, dal titolo Mostra dei Benois. Nel catalogo pubblicato in quell’occasione leggiamo:

Con la famiglia Benois, a cominciare dalla fine di Napoleone a giungere ai nostri giorni, si può fare la storia del teatro lirico.

Estraneo ad un’ammirazione nostalgica del passato, nella sua produzione artistica Alexandre Benois riuscì ad instaurare un continuo dialogo con le epoche remote, da lui tanto amate e che ammetteva di “sembrar conoscere meglio del presente”.

Nicola Benois nella sua abitazione, sullo sfondo una console barocca con il ritratto della madre (1985) e Maria Callas che indossa un abito ideato da lui per l’Ifigenia in Tauride (La Scala, 1957)

 

Alexandre e Nicola Benois, 1908

Alexandre e Nicola Benois, ca. 1908

Una caratteristica sottolineata da Orio Vergani, autore dell’articolo introduttivo allo stesso catalogo:

Vicino ad un’età che è quasi tizianesca, Alessandro Benois domina un’epoca, e le sue virtù che possono sembrare antiche hanno la giovinezza del genio.

Una qualità colta sin da subito dalla critica contemporanea e che è al centro delle ricerche ed esposizioni degli ultimi decenni. Queste sono le parole su Benois del critico coreutico Richard Buckle, citate nel catalogo Teatro della ragione/Teatro del desiderio (1998):

Fu un grande e rivoluzionario scenografo, anche se si dedicò soprattutto a resuscitare le glorie dei tempi passati. In un’epoca in cui era di moda la novità, ebbe il coraggio di seguire i grandi maestri, e in un periodo in cui era considerata particolarmente importante la scala, la grandezza, ebbe il coraggio di concentrarsi sul perfezionamento dei particolari. I disegni di Alexandre Benois restano modesti e intimi nella loro tenera perfezione, anche se il movimento da lui avviato, scosse il mondo.