Sezione 6: Roma 1700-1740. Dialoghi in Arcadia
Nel 1690, a Roma, viene fondata l’Accademia dell’Arcadia, luogo di incontro e di confronto tra letterati, artisti, intellettuali e importanti mecenati, come il cardinale Pietro Ottoboni, che ritroveremo più avanti parlando di Juvarra. L’Arcadia proponeva un sofisticato abbassamento di tono linguistico opponendosi agli eccessi letterari e figurativi e segnando una frattura irreversibile con il codice espressivo barocco.
Sulla delicatezza dei rapporti tra i protagonisti di quadri e sculture, che spesso si sfiorano appena in tenerissime carezze, e su una nuova rappresentazione degli affetti si giocano declinazioni moderne delle favole antiche e interpretazioni più accostanti e domestiche della pittura religiosa, si muovono sentimenti più liberi e dialoghi inediti tra pittori e scultori. Temi che si ritrovano nelle opere esposte alla Reggia di Venaria, per la mostra Sfida al Barocco.
Temi religiosi e vita quotidiana
La delicatezza nel rappresentare i temi religiosi si ritrova nel Cristo nell’Orto degli Ulivi di Angelo de Rossi dove un giovane angelo offre al Cristo il calice del suo sangue con premurosa delicatezza mentre un secondo angelo gli si stringe alla spalla; Maratti (Madonna con il Bambino e san Giovannino) e Monnot (Riposo durante la fuga in Egitto) indicano invece nella Sacra Famiglia il modello esemplare di virtù domestica, attribuendo all’educazione il compito morale di perfezionare l’intelletto e i costumi.
Il mito di Diana ed Endimione
La sezione raggruppa un bel nucleo di opere pittoriche e scultoree che interpretano il momento più dolce e struggente del mito di Diana ed Endimione, quello in cui la dea al chiaro di luna si avvicina al suo amato, addormentato in un sonno eterno che ne preserva la bellezza. La versione di Subleyras incanta per la gestualità a sfioro e la cromia lunare mentre Plura, lavorando il marmo con grande maestria, comunica proprio attraverso la materia l’estrema e amara delicatezza dell’incontro.