Sezione 13: 1730-1750. Antico e Moderno per i francesi a Roma e a Parigi
Il decennio del 1730 si apre con le prove della «generazione del 1700», ossia i pittori nati intorno al 1700 che, dopo gli anni della prima formazione e il soggiorno in Italia, si affacciano sulla scena parigina dichiarando apertamente tutta la loro voglia di novità, a cominciare dall’allontanamento dai modelli italiani. A loro è dedicata la sezione numero 13 del percorso espositivo di Sfida al Barocco. Roma Torino Parigi 1680 – 1750.
L’Enea e Anchise di Carle Vanloo
La ricerca artistica si orientava allora verso una pittura che reinterpretasse i soggetti mitologici in una maniera apertamente sensuale e quelli storici in una chiave narrativa sciolta e galante, proponendo un aggiornamento radicale della cultura figurativa di Charles Le Brun (che abbiamo incontrato nella sezione 2, tra gli anni ’80 del Seicento e i primi anni ’20 del Settecento). L’Enea e Anchise di Carle Vanloo è un morceau de réception, una prova di ammissione all’Accademia di Francia. Se avesse seguito la tradizione, questo dipinto sarebbe stato un esercizio modulato sulla base dei grandi esempi del passato, invece in questo caso si nota qualcosa di diverso, si vede il cambiamento della generazione del 1700.
Il modello di Federico Barocci è solo il punto di partenza: la stessa scelta dell’episodio è differente, anziché la fuga da Troia, Vanloo rappresenta il momento immediatamente precedente in cui Creusa, appena prima di scappare, affida ad Anchise le statuette dei Lari mentre Ascanio indica a Enea la strada. Anche la scelta nient’affatto scontata di ambientare la scena in una Roma moderna, evocata da un colonnato che ricorda quello della Basilica di San Pietro, indica un distanziamento dal modello e una chiave di lettura estremamente moderna. La tela è un’abile dimostrazione dei risultati raggiunti dall’artista alla fine degli anni Venti: un disegno che costruisce con sicurezza i movimenti e la muscolatura dei personaggi, in particolare di Enea, unito a un’espressività drammatica che rende eroico il pathos del momento combinando mimica teatrale e teste di carattere.
I temi della pittura mitologica: François Boucher
François Boucher si confronta con il genere alto della pittura mitologica vestendolo però di una pelle scopertamente erotica, come testimonia la scena di seduzione raffigurata nell’Aurora e Cefalo, dove addirittura si rovesciano i tradizionali stereotipi di dominio ed è Venere a cercare di sedurre Cefalo, facendo leva sulla sua bellezza e sul suo potere. Il contrasto tra il realismo della natura morta di armi e di foglie in primo piano, la resa dei corpi nudi dei due protagonisti e la morbidezza delle nubi su cui sono seduti, dimostra l’eccezionale virtuosismo di Boucher, insieme alla sua indifferenza per la tradizione italiana sostituita da modelli nordici. In alcuni selezionati casi il pittore riesce a rappresentare gli stessi temi senza il filtro della mitologia: è il caso della Donna che indossa la giarrettiera dipinta per Carl Gustaf Tessin, mai esposta al pubblico finché l’artista fu in vita e custodita dal collezionista in un cabinet poco accessibile nel suo Castello di Åkerö in Svezia. Il dipinto è anche un evidente omaggio alla moda e al gusto parigino del momento, rappresentati in un interno intensamente vissuto, dove sete cangianti e porcellane sono accostate a paraventi cinesi, specchi e dipinti, in un simulato e seducente disordine.
Le nuove linee della pittura religiosa
Il panorama artistico francese di questi anni non è però né omogeneo né certamente statico e presto arriva a polemizzare apertamente con le seduzioni della rocaille la generazione successiva che torna a guardare alla tradizione seicentesca italiana. È soprattutto la pittura religiosa a declinare queste nuove linee che si indirizzano verso una verità più composta e naturale, di potente e trattenuto impatto emotivo, come si vede nel San Francesco che medita nella solitudine di Jean-Baptiste Marie Pierre, dove la ricerca di semplicità e di naturalezza tipica del pittore si traduce in una monumentalità quasi sospesa e solenne che si rifà non solo ad Annibale Carracci, Guido Reni e Guercino, ma anche alla pittura francese del Seicento.