Intervista a Massimo Venegoni

Abbiamo incontrato l’architetto Massimo Venegoni, che ha firmato l’allestimento della mostra, e gli abbiamo chiesto di illustraci il progetto del percorso espositivo.

Il mio studio ha vinto la gara per il progetto dell’allestimento della mostra “Sfida al Barocco. Roma Torino Parigi 1680 – 1750” con una serie di proposte sostanzialmente mantenute nello sviluppo del progetto esecutivo.

Le scelte caratterizzanti il progetto sono:

  1. illuminazione dell’ambiente il più possibile evocativa della naturale illuminazione della Galleria,
  2. inserimento di elementi espositivi dichiaratamente provvisori, “altri” rispetto ai muri, e, anche quando accostati alle pareti, in rapporto dimensionale e planimetrico con queste,
  3. costruzione di “fughe prospettiche” con le pannellature temporanee per restituire al visitatore le dimensioni eccezionali della Galleria.

L’“alfabeto” della realizzazione

Le proposte presentate per il progetto si basano su alcuni punti che, in differenti possibili declinazioni, fondano l’“alfabeto” della realizzazione:

  1. Il percorso espositivo si snoda dall’ingresso della Citroniera occupandone tutto il volume, fino al fondo della Galleria. L’uscita della mostra viene segnalata tramite setto grafico verso la Galleria della Scuderia.
  2. L’allestimento è progettato in rapporto alle opere e alle relazioni che queste hanno tra di loro.
  3. Gli ambiti spaziali costruiti dalle pannellature, le quinte, i setti singoli o compositi sono in relazione con lo spazio architettonico che li ospita, rapportandosi alle altezze, alle nicchie, alla serialità delle campiture dettate dalle grandi finestre, ai pieni e ai vuoti planimetrici.
  4. I dispositivi d’allestimento sono realizzati in modo da denunciarne il carattere di forte provvisorietà, evidenziando, da un lato, la parte destinata a superficie espositiva (come lastre sottili) con il ruolo di sfondo cromatico alle opere e, dall’altro lato, il sostegno di questa con telai “teatrali” in tralicci scenografici di listelli in legno naturale.

I pannelli, così come le basi per le sculture, sono pensati quindi più come “cavalletti” di grandi dimensioni che come muri o plinti monolitici.

Legno naturale, lamiera laminata rifinita a cera

Per quanto riguarda i materiali, oltre al legno naturale dei listelli stiamo utilizzando lo scuro variegato dei pannelli espositivi e della lamiera laminata rifinita a cera per i piani delle sculture, pensati come una superficie neutra e allo stesso tempo astratta su cui appoggiare i diversi materiali delle opere (terracotta, marmi, bronzo, tele).

Le due aree espositive riccamente caratterizzate dalla presenza di molte opere su carta (la prima destinata ai “disegni dei grandi maestri “e la penultima dedicata al “fuoco dell’invenzione”), sono pensate come stanze in legno naturale, una sorta di “scrigno” in cui i disegni, esposti nelle vetrine incassate, sono in dialogo con alcuni dettagli di questi incisi nelle pannellature.

Riassumendo si tratta di lavorare per dare corpo ad una mostra molto ricca, densamente caratterizzata da temi e opere, con molte di queste di notevoli dimensioni in un luogo importante, attinente e monumentale.
Una mostra anche molto varia, in cui si alternano oggetti grandi e piccoli, in materiali differenti, con isole tematiche autonome e zone in confronto fra di loro.
La variabilità e il differente ritmo espositivo sono quindi elementi fondanti del progetto.

Massimo Venegoni, architetto, si occupa di progettazione nel campo dell’allestimento temporaneo e permanente, coprendo differenti attività che comprendono la progettazione, la direzione degli interventi, la gestione di rapporti con consulenti e comitati scientifici, l’organizzazione di attività correlate e la grafica coordinata.

All’attività professionale ha affiancato lo studio Dedalo – architettura e immagine, fondato con Luisella Italia nel 1988. Il team dello studio è formato da collaboratori specializzati in differenti discipline: architetti, grafici, gestionali.

Ha organizzato gruppi di lavoro da lui diretti e coordinati aggiudicandosi importanti lavori quali il restauro e trasformazione in Museo della Fotografia di un edificio ottomano con parte della cinta muraria a Tripoli, vincendo concorsi internazionali quale quello indetto per la trasformazione del Forte di Bard in complesso museale e il Parco archeologico di Saint-Martin de Corléans e il Museo di Storia Valdese a Torre Pellice.

Ha progettato e diretto i lavori di numerosi musei cittadini; dal complesso dei musei scientifici con il Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso e il Museo della Frutta – Garnier Valletti, al museo della Juventus (con l’architetto Camerana) e gli interni di Palazzo Madama (con l’architetto Viano) e della parte dedicata al Tesoro di Marengo del Museo di Antichità di Torino.